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Relazioni pericolose: come riconoscere la violenza psicologica

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Se la violenza fisica lascia segni visibili, la violenza psicologica è più difficile da riconoscere e in molti casi crea ferite più profonde. Si tratta di un modello di comportamento protratto nel tempo e diretto a controllare un’altra persona attraverso l’uso della manipolazione, dell’inganno, delle minacce, dell’intimidazione, del ricatto emotivo, dell’abuso verbale, degli insulti, del gaslighting, della coercizione e dell’umiliazione.

Per l’Istat  sono più di 8,3 milioni, in Italia, le donne vittime di violenza psicologica. Un numero che cresce insieme, ma è doppio, a quello degli abusi fisici (4,3 milioni ). La ‘violenza economica’ all’interno della coppia tocca il 4,6 per cento delle donne.

Nella letteratura moderna e contemporanea si trovano esempi di protagoniste, vittime di stupri, aggressioni e altre forme di violenza fisica. In Lolita di Nabokov, ad esempio, viene dipinto un ritratto multidimensionale della vittima, privo di moralismi, mettendo in risalto l’immagine del pedofilo senza rimorso. Se i lettori simpatizzano facilmente con i personaggi dei romanzi, è perché la violenza si manifesta in modo evidente. Quando, invece, la violenza è psicologica è più difficile identificarla e spesso le vittime restano sole.

Nel libro di Claudia Moscovici, “Relazioni Pericolose” vengono disegnati i tratti di un partner pericoloso. In alcuni casi dalla violenza psicologica si può passare facilmente a quella fisica. Spesso un partner violento si presenta al mondo, compreso il proprio partner, come una persona equilibrata, amabile e con autocontrollo. Chi subisce violenze psicologiche molte volte ha difficoltà a riconoscerlo. Il partner violento tende ad accrescere il proprio controllo sulla vittima in modo graduale, con la manipolazione e l’inganno, spesso afferma di amarla e di fare tutto per il suo bene.
Ma la relazione presto si trasforma in un perenne stato di ansietà e incertezza. Possono svilupparsi disordini psichici e alimentari, nonchè depressione. L’abuso può essere così sottile e sofisticato da non permettere di realizzare la forma di violenza psicologica in atto. La salvezza, invece, parte proprio dal riconoscimento.
L’abuso emotivo funziona come una forma di lavaggio del cervello.  La vittima non è più in grado di riconoscere gli abusi come tali né di ricordare il suo valore. Eppure gli abusi sono spesso evidenti: manie di controllo, insulti, svalutazione, derisione, stalking, gelosia immotivata.  Nel libro vengono descritte le modalità più comuni con cui viene esercitata la violenza.

Spesso si manifesta nelle relazioni asimmetriche, in cui una parte si sforza di andare incontro ad un’altra. Nei rapporti sani, invece, ognuno cerca di valorizzare le aspirazioni dell’altro.

Un partner violento mantiene il controllo di una relazione attraverso l’uso di minacce implicite o esplicite e la trasmissione di ansia e paura. La vittima si sente costretta ad andare incontro alle incessanti richieste del compagno, ma questo la rende ancora più debole è sottoposta a un controllo sempre maggiore.

Le aggressioni verbali sono sempre più frequenti, attraverso insulti, critiche ed imposizioni. L’abuso verbale trasforma quella che dovrebbe essere una relazione paritaria e fondata sul rispetto reciproco in una dove uno dei partner ha il pieno controllo dell’altro.

Il partner violento si pone come una guida di vita nei confronti della vittima e la aiuta a risolvere i problemi psicologici che ha causato lui stesso. Questo fa accrescere dipendenza e senso di impotenza.

Chi esercita violenza psicologica cerca di rendere più sola la vittima, scoraggiandola ad avere una vita sociale. Giocando con le emozioni dell’altra persona, riesce sempre a tenerla concentrata solo sui propri bisogni. Si tratta di un comportamento dispotico che porta l’altro a sentirsi pazzo, ansioso, depresso e impotente.

Siccome preferiscono dare di sé un’immagine positiva, i violenti possono non ricorrere all’abuso verbale in maniera sfacciata. Al contrario, possono optare per tecniche più sottili (come il sarcasmo, l’ironia e l’umiliazione) per far rimanere male le loro vittime.

Mentre umiliano quotidianamente i propri partner per minarne l’autostima, pretendono verso di sé le più alte forme di rispetto.

Alla base di tutto c’è l’inganno. Come nel romanzo di Dacia Maraini: “il futuro si apre davanti a lei come un fiore precoce che ha sentito il primo raggio di sole, ma potrebbe rimanere congelato sul ramo. Perché la primavera non è ancora arrivata e quel raggio di sole l’ha ingannata”.

 

 

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