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La Campania, la Sanità e il vuoto della politica

Sistema sanitario nazionale, nell'immagine la bandiera italiana rappresentata come un muro in pezzi e davanti uno stetoscopio

Formiche e scarafaggi in ospedale. E’ questo lo stato di salute della sanità campana? A leggere le notizie che da giorni ormai sono su tutti i quotidiani e le Tv non solo locali, ma anche nazionali, è così. L’immagine che passa è quella di una donna stesa nel proprio letto di degenza e sopraffatta da un plotone di formiche. Oppure di ospedali come il San Giovanni Bosco «invasi di zanzare», con blatte in ogni angolo pronte a precipitarsi sui pazienti al calar delle tenebre. Insomma di una Campania in ginocchio.

Come in Ben Venuti al Sud

Qualcuno ricorderà il fortunatissimo film Benvenuti al Sud, diretto da Luca Miniero, remake del film francese del 2008 Giù al Nord. Nel film vengono rappresentati con brillante ironia gli stereotipi che da sempre dividono il Paese. E allora Alberto Colombo (Claudio Bisio) si ritrova a “scendere” nel profondo Sud con un giubbotto antiproiettile per evitare di restarci secco nelle perenni sparatorie alle quali i meridionali sono abituati. Salvo scoprire che la Campania, dove certo ci sono moltissimi problemi, non è esattamente come rappresentata da Tv e giornali. Né tanto meno è come disegnata da stereotipi e pregiudizi. Insomma, l’errore è voler fare di tutta l’erba un fascio.

Responsabilità politiche

Ciò che sorprende, e non in maniera positiva, è l’assoluta incapacità dei politici di fare politica (nel senso alto del termine – ammesso che ne esista ancora uno). Al diritto, anzi al dovere, di denunciare quanto accade si dovrebbe accompagnare anche la capacità di incoraggiare un dibattito costruttivo, alimentare un circolo virtuoso di idee e progetti. Vogliamo esagerare? Servirebbe la capacità di fare nell’interesse della gente. Assistiamo invece a livello regionale alla celebrazione di quello che è divenuto ormai uno sport nazionale, chi ha la maggioranza governa e le opposizioni stanno sedute sulla sponda del fiume in attesa che passi il cadavere. Invece di dimostrare di saper fare, si vuole dimostrare che l’altro non è capace di fare. Del resto così è più comodo.

Il Caso San Paolo

Senza voler tornare ancora una volta sul fatto di cronaca, che è vergognoso, si deve però riflettere sulle circostanze che hanno permesso ad una condizione simile di verificarsi. Un rimpallo di responsabilità, il classico muro di gomma, fatto di cambi della guardia, paura di assumere decisioni impopolari e voglia di sfuggire alle responsabilità. Fortunatamente la Campania, e la sanità campana, non è solo questo. E’ moltissimo altro, fatta di gente che ha voglia di riscatto, ha voglia di fare e di cambiare. La cosa migliore che possa succedere in questa regione è che ci si riesca a liberare per sempre di persone che «io non c’ero, e se c’ero non ho visto e se ho visto non ho pensato che toccasse a me intervenire».

la memoria della pelle

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