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Tumori del sangue, l'importanza di fare rete

Cancro, un test del sangue per la diagnosi precoce

Quattromila nuove diagnosi per tumori del sangue ogni anno. E’ una realtà drammatica quella campana, dove però esistono grandi eccellenze nel campo dell’ematologia. Dei quattromila nuovi casi che ogni anni si registrano, il 50% sopravvive oltre cinque anni dalla diagnosi, e grazie alle terapie innovative che sono state rese disponibili negli ultimi anni si calcola che l’aspettativa di vita si estenderà sensibilmente nel futuro prossimo, migliorandone anche la qualità.

Corre buon sangue

Dei tumori del sangue e altre patologie ematologiche si è discusso in Consiglio regionale della Campania durante una tavola rotonda d’eccezione, dal titolo «Corre buon sangue». L’iniziativa cade nel mese internazionale dell’ematologia. Uno dei dati emersi è che in due anni e mezzo si è dimezzata la migrazione sanitaria verso il Nord. Il tutto, come detto, grazie a diagnosi precoce, terapie innovative e personalizzate, clinici e personale sanitario con alta formazione e specializzazione, studi clinici e ricerche attivate all’interno dei centri di eccellenza della regione.

Si colma il divario

«La risposta che la regione Campania è stata in grado di dare ai pazienti affetti da tumori del sangue è nettamente migliorata nel corso degli ultimi anni – dice Fabrizio Pane – presidente della società italiana di ematologia e direttore del reparto di ematologia clinica dell’Università Federico II di Napoli – tanto che dalla 2014 al 2015 il numero di pazienti oncologici in terapia fuori regione sì è piuttosto ridotto, consentendo un risparmio per il servizio sanitario regionale in termini di costi diretti e per le famiglie in termini di costi indiretti».

Fare rete

Pane ha precisato che a luglio è stata creata la prima rete regionale di laboratori per la tipizzazione genomica, che consente di realizzare raffinati testo molecolari per una diagnosi di precisione. Che poi è l’unico modo per indirizzare il paziente verso una terapia personalizzata è sempre più efficace. I cinque centri che fanno parte della rete sono: l’azienda ospedaliera universitaria Federico II, l’Istituto nazionale dei tumori fondazione Pascale, il Cardarelli, l’azienda ospedaliera Moscati di Avellino e l’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio Ruggì d’Aragona di Salerno. Tutti gli altri centri possono rivolgersi a queste strutture di riferimento per consentire al paziente di effettuare esami più approfonditi di cito genetica e biologia molecolare, così da offrire a tutti i pazienti della Campania prestazioni omogenee di alta qualità.

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