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Tumori: 30 diagnosi al giorno in under 40. Aiom: tutelare fertilità

Tumori: 30 diagnosi al giorno in under 40. Aiom: tutelare fertilità

Difendere la fertilità dal cancro. Si è parlato anche di questo in occasione del fertility day. «È indispensabile che i giovani malati siano immediatamente informati delle tecniche per preservare la possibilità di diventare genitori – ha detto Carmine Pinto, Presidente nazionale Aiom e Direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia, durante una tavola rotonda a Bologna sulla salute riproduttiva e difesa dal cancro. «Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 30 casi di tumore in pazienti under 40, pari al 3% delle nuove diagnosi. La perdita della prospettiva della paternità o maternità a seguito dei trattamenti anti-cancro può avere un impatto notevole sulle persone che vivono l’esperienza della malattia e sui loro progetti futuri. Per questo è indispensabile che questi giovani pazienti siano immediatamente informati delle possibili tecniche per preservare la fertilità – questo il messaggio lanciato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). «Il periodo finestra tra il momento in cui il paziente riceve la diagnosi di tumore e l’inizio della terapia – spiega Pinto – è l’unico spazio utile per la crioconservazione dei gameti, cioè il loro congelamento e conservazione a bassissime temperature. Le principali tecniche di preservazione della fertilità nella donna sono costituite dalla crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico e dall’utilizzo di farmaci (analoghi LH-RH) per proteggere le ovaie, nell’uomo dalla crioconservazione del seme o del tessuto testicolare». Il materiale biologico può rimanere crioconservato per anni ed essere utilizzato quando il paziente ha superato la malattia. «Le strutture sanitarie – continua Pinto – devono implementare e integrare al loro interno sia le competenze oncologiche che di medicina della riproduzione e queste conoscenze devono essere presenti in tutte le Regioni del nostro Paese, con professionalità e tecnologie adeguate». Il modello organizzativo auspicabile secondo Aiom, come evidenziato nelle Raccomandazioni sull’Oncofertilità stilate da Aiom, Sie (Società Italiana di Endocrinologia) e Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) è rappresentato dalla Rete dei centri di oncofertilità, in grado di applicare queste tecniche con informazioni costantemente implementate. Alla definizione delle Reti deve accompagnarsi una diffusa formazione di tutti professionisti che intervengono sul paziente oncologico. «In ogni Regione – conclude Pinto – dovrebbero essere presenti centri di riferimento identificati per requisiti di competenza, qualità e tecnologie disponibili collegati in rete con tutte le strutture oncologiche. In questo modo sarà più semplice la scelta della struttura sia per gli oncologi che devono mettersi rapidamente in contatto con i medici della riproduzione, che per i pazienti che possono disporre di maggiori strumenti decisionali in un momento della loro vita in cui, nei tempi più brevi possibili, devono operare scelte fondamentali per il loro futuro. I centri per l’oncofertilità devono quindi essere non solo vicini all’utenza in modo che la procedura non ritardi l’inizio delle terapie, ma anche validati per tecnologie e professionalità disponibili».

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