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«Giovanotti Femmenelle e Signurine Masculone», discriminati sin da piccoli

Susy Di Benedetto è Marta Giacobone in Gomorra
Susy Di Benedetto è Marta Giacobone in Gomorra
UNA RICERCA SHOC ANALIZZA LA CONDIZIONE DEI BAMBINI GENDER NON CONFORMING

Omologarsi o essere escluso. E’ questa l’alternativa per i bambini di Secondigliano (quartiere nell’hinterland di Napoli) secondo la ricerca choc «Giovanotti Femmenelle e Signurine Masculone. A ognuno la libertà di esprimere la propria identità», presentata nel nell’ambito della settimana della prevenzione «Alpha Omega», con il coordinamento scientifico della professoressa Annamaria Colao.

La ricerca esplora la condizione dei bambini «gender non conforming», vale a dire di ragazzini dagli 8 ai 12 anni che nel relazionarsi si discostano dalle norme sociali che definiscono e prescrivono i canoni di mascolinità o femminilità. «Su 60 bambini osservati – ha spiegato oggi Paolo Valerio, professore di psicologia clinica e direttore del Centro Sinapsi-  cinque erano chiamati dagli altri bimbi “femmenella” e due “masculillo”. I bambini chiamati femminella soffrivano per il termine considerato dispregiativo e vivevano un disagio profondo. Molto meno, invece, accadeva alle “masculillo” che rispetto a quel tipo di cultura rappresentavano un valore». Le bambine «gender non conforming» non vengono discriminate, ma anzi vivono una condizione di inclusione sociale privilegiata. Se giocano a calcio vengono nominate “capitane” delle loro squadre, mentre i “femminelli” vivono una profonda condizione di esclusione.

Dunque la vera discriminazione è nella femminilizzazione del maschio, perché la non conformità ai ruoli di genere può essere molto più pesante per i maschi che per le femmine. Nella ricerca, durata circa un anno, i bambini discriminati percependosi come “errati” a causa delle discriminazioni subite dai compagni, per favorire la propria inclusione sociale all’interno del “gruppo dei pari”, hanno attivato una serie di escamotage come l’adeguamento ai comportamenti socialmente richiesti. Ad esempio giocando a calcio, non giocando più con le bambole o con i puzzle delle principesse.  La ricerca è stata condotta da Mariano Gianola, nell’ambito delle iniziative del Servizio Antidiscriminazione e Cultura delle Differenze del Centro di Ateneo Sinapsi della Federico II di Napoli.

 

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