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Olio di palma, un rischio per la salute umana?

Olio di palma, perché fa paura?

Alcune sostanze presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali e nelle margarine, rappresentano un potenziale rischio per la salute dei consumatori. Queste sostanze sono i contaminanti da processo a base di glicerolo (un composto chimico componente dei grassi) che si formano durante la lavorazione degli alimenti, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature (circa 200° C). A dirlo e niente di meno che l’Efsa, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare.

Gli esperti hanno esaminato le informazioni sulla tossicità del glicidolo, composto precursore dei glicidil esteri degli acidi grassi, per valutarne il rischio, ipotizzando una conversione completa degli esteri in glicidolo dopo l’ingestione. Pare ci siano evidenze sufficienti per affermare che il glicidolo sia cancerogeno. Tuttavia, i livelli di glicidil esteri degli acidi grassi negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie alle misure volontarie adottate dai produttori. Ciò ha contribuito a un calo importante dell’esposizione dei consumatori a dette sostanze.

I livelli delle altre due sostanze valutate sono rimasti invece in gran parte invariati negli ultimi 5 anni. L’esposizione a una di queste (3-monocloropropandiolo) costituisce un potenziale rischio per la salute dal momento che le dosi rilevate superano la soglia di sicurezza.

L’olio di palma, l’olio più usato al mondo, è un olio vegetale naturale, estratto per spremitura dalla polpa dei frutti della palma da olio. I frutti della palma vengono sterilizzati tramite vapore, denocciolati, pressati e filtrati, senza uso di solventi: così si ottiene l’olio di palma grezzo, di colore rosso scuro, che viene poi sottoposto a un processo di raffinazione che rende più stabile il prodotto. Le linee guida raccomandano di mantenere un apporto di grassi al massimo del 30% dell’energia giornaliera, di cui 10% da grassi saturi. La maggior parte dei grassi saturi che assumiamo deriva da alimenti di origine animale consumati in quantitativi maggiori rispetto all’olio di palma, che è costituito per metà da acidi grassi saturi (49%)

Nel documento dell’Efsa non ci sono evidenze che l’olio di palma sia propriamente cancerogeno, non essendoci ancora dati tossicologici sufficienti. Inoltre, gli stessi tipi di contaminanti sono presenti non solo nell’olio di palma, ma anche in altri alimenti dopo i processi di raffinazione, e ciò li rende potenzialmente pericolosi per la salute.

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