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Rivoluzione smartphone: causa di mal di schiena e sbalzi d’umore

Cifosi: tablet, pc e smartphone responsabili in moltissimi casi

Gli smartphone hanno rivoluzionato il modo di comunicare, insieme a tante abitudini quotidiane. Tra gli effetti indesiderati, però, oltre al rischio di alienarsi dal mondo e perdere il sonno a causa degli schermi luminosi, si aggiunge quello della cattiva postura. Infatti, la posizione mantenuta mentre si consulta il cellulare, a lungo andare, provoca problemi alla schiena e può avere riflessi anche sull’umore. Sul New York Times Amy Cuddy dell’università di Harvard spiega come gli smartphone stiano trasformando la nostra postura, contorcendo i nostri corpi in quello che il fisioterapista neozelandese Steve August definisce iGobba (‘iHunch’). Una posizione innaturale che viene assunta più volte al giorno, tante quante sono le volte che viene controllato il telefono, e che può avere conseguenze per la salute.

La testa di una persona adulta pesa in media tra i 4,5 e i 5 chilogrammi, se viene inclinata in avanti di 60 gradi (come si fa per leggere su uno smartphone) il peso cui viene sottoposto il collo è pari a circa 27 chilogrammi. August trent’anni fa iniziò a trattare un numero crescente di pazienti con la gobba ed erano quasi sempre persone anziane che in decenni di postura scorretta dovuta alla lettura e alla scrittura avevano sviluppano la deformazione. Oggi lo stesso fenomeno inizia a essere osservato tra gli adolescenti, che manifestano quindi molto precocemente un inarcamento anomalo della schiena.

Oltre al problema meccanico, però, c’è un altro aspetto da considerare: l’essere umano, inconsapevolmente, si inarca su se stessi quando è impaurito o si sente inerme. Diversi studi, infatti, hanno mostrato come una postura di questo tipo sia diffusa tra le persone che soffrono di depressione. Nel 2010 una ricerca scientifica condotta in Brasile, pubblicata su Pub med, ha notato che le persone depresse tendono a piegare in avanti il collo, a tenere le spalle in dentro e le braccia verso la parte centrale del corpo. In alcune circostanze, però, è la postura stessa a causare, o amplificare, il proprio stato emotivo. Lo ha dimostrato un esperimento dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, dove a un gruppo di volontari è stato chiesto di “stare dritti sulla sedia”, o di assumere una posizione più accasciata e ripiegata a sé stessi, rispondendo poi ad alcune domande di un finto colloquio di lavoro. Quelli a cui era stato chiesto di assumere la postura tipica delle persone depresse hanno dimostrato di avere meno stima verso loro stessi e di essere più impauriti e pessimisti. Gli altri, che avevano assunto una corretta postura, hanno mostrato di reggere meglio lo stress.
Anche un altro studio dell’ Università di Hildesheim, in Germania, ha evidenziato come la postura possa influire sulla memoria. I ricercatori hanno sottoposto, a un gruppo di persone depresse, liste di parole positive e negative, da leggere mantenendo una corretta postura o richiusa su se stessi. Quelli ingobbiti hanno ricordato in media più parole negative.

In Giappone, invece, un altro studio aveva dimostrato che gli alunni cui era stato richiesto di svolgere un compito mantenendo una postura corretta avevano svolto in media un lavoro migliore, rispetto agli altri.
Partendo da questi presupposti, Cuddy ha preparato un test, nel quale a ogni partecipante veniva offerto di interagire per 5 minuti con uno smartphone, un tablet, un laptop o un classico computer da scrivania. Gli studiosi hanno poi misurato quanto tempo passava, dalla fine dei cinque minuti, prima che ogni partecipante si facesse coraggio e chiedesse se poteva allontanarsi, visto che il test era terminato. Cuddy ha notato che a seconda delle dimensioni del dispositivo la reazione dei partecipanti è cambiata, come se la posizione ingobbita rendesse meno determinati, riducendo la probabilità di farsi avanti quando la situazione lo richiede.
Più è piccolo lo schermo del dispositivo, più ci si contorce per leggerlo e più aumenta l’influenza della postura sull’umore. Cuddy afferma nell’articolo che le persone usano quotidianamente lo smartphone per aumentare la loro efficienza e produttività, ma in realtà un loro uso anche per brevi periodi di tempo potrebbe sortire l’effetto contrario, riducendo la propria determinazione. Gli effetti collaterali possono diminuire soltanto migliorando la postura, mantenendo, quindi, le spalle e la testa all’indietro quando si guarda il telefono, avvicinandolo alla faccia e sollevando di più le braccia (all’inizio non è facile, ma poi il corpo si abitua). Può aiutare anche fare un po’ di stretching, di tanto in tanto, cercando di allungare muscoli del collo e del trapezio. Questi movimenti permettono di mantenere l’elasticità della muscolatura.

la memoria della pelle

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