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Fumo: l’obiettivo è ridurre i dipendenti al 5% della popolazione

Smettere di fumare. Una nuvola di fumo compone l'immagine di un teschio.

Nel mondo i fumatori sono circa 650 milioni. Secondo l’OMS, il fumo è “la prima causa al mondo di morte evitabile”. Ogni anno 5 milioni di persone in tutto il mondo muoiono per cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie. Un numero che potrebbe aumentare fino a 10 milioni entro il 2030. Nell’Unione europea si stima che fumino 4,5 milioni di persone e che ogni anno siano 650 mila i decessi correlati al fumo. La dipendenza dal fumo è stata inserita dal 1994 nella lista delle “dipendenze patologiche” da parte della società psichiatrica americana e classificata come malattia dall’OMS. Dati recenti dicono che il 20,6% degli Italiani fuma e si registra una riduzione inferiore al 2% sia negli uomini che nelle donne. Le morti dovute al fumo ogni anno in Italia sono circa 80 mila.
Un gruppo internazionale di ricercatori su temi di salute pubblica guidati da Robert Beaglehole e Ruth Bonita dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda ha realizzato uno studio con l’obiettivo (raggiungibile entro il 2040) di arrivare ad un mondo dove meno del 5% della popolazione faccia uso del tabacco. Gli esperti hanno spiegato come è possibile, in uno speciale della rivista The Lancet. In occasione della “Conferenza Mondiale Tabacco o Salute (World Conference on Tobacco or Health)” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che avrà come tema “Tabacco e malattie non trasmissibili”, in programma ad Abu Dhabi dal 17 al 21 marzo prossimo, i ricercatori lanceranno un appello alle Nazioni Unite perché “mettano il turbo” alle azioni contro la vendita e il consumo di tabacco. In caso contrario, si calcola che un miliardo di persone morirà per il fumo e gli altri usi del tabacco entro fine secolo. Oltre l’80% avverrà in paesi a basso e medio reddito, le cui popolazioni saranno più colpite dal peso economico e sociale devastante delle malattie da tabacco.
Il professor Beaglehole spiega: «È giunto il momento per il mondo di riconoscere l’inaccettabilità del danno procurato dall’industria del tabacco e lavorare per un mondo praticamente privo di vendita legale e illegale dei prodotti del tabacco. Un mondo in cui il tabacco è lontano dagli occhi, lontano dal cuore, e fuori moda – ma non vietato – è realizzabile in meno di tre decenni da adesso, ma solo con il pieno impegno da parte dei governi, agenzie internazionali, come l’ONU e l’OMS, e la società civile». Un decennio dopo l’introduzione della Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) – il trattato internazionale che ha appena festeggiato i dieci anni di vita, messo a punto dall’Organizzazione mondiale della sanità e sottoscritto da centinaia di paesi- solo il 15% della popolazione mondiale ha accesso adeguato ai programmi di disassuefazione dal fumo. Inoltre, meno di una persona su dieci nel mondo è coperta dalla tassazione del tabacco a livelli raccomandati dalla Convenzione, nonostante la ricerca mostri che l’aumento del costo del tabacco per il consumatore attraverso la tassazione è uno dei modi più efficaci per ridurre il consumo. Nello stesso periodo, 50 milioni di morti sono stati causati dal tabacco, indicando che la sola Convenzione non è sufficiente per conseguire riduzioni sostanziali nell’uso del tabacco nella popolazione.
Il rapporto evidenzia anche come “il potere di mercato delle aziende produttrici di tabacco è aumentata negli ultimi anni, creando nuove sfide per gli sforzi di controllo del tabacco. A partire dal 2014, le 5 maggiori aziende produttrici di tabacco hanno rappresentato il 85% del mercato globale delle ‘bionde’.

“Questo rapporto – afferma Douglas Bettcher, direttore dell’OMS per la prevenzione delle malattie non trasmissibili – dimostra come le vite possono essere salvate e le economie possano prosperare quando i governi attuano politiche di costo-efficacia, e misure collaudate, come l’aumento in modo significativo delle tasse e dei prezzi sui prodotti del tabacco, e il divieto di commercializzazione del tabacco e il fumo in pubblico”.

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