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Osservasalute: così peggiora la vita degli italiani

Sistema sanitario nazionale, nell'immagine la bandiera italiana rappresentata come un muro in pezzi e davanti uno stetoscopio

E’ una foto a tinte fosche quella che si osserva nel Rapporto Osservasalute 2016 sulle condizioni di vita degli Italia. I dati che fanno riferimento al 2015 parlano di una speranza di vita alla nascita più bassa di 0,2 anni negli uomini e di 0,4 anni nelle donne rispetto al 2014. Quindi, rispettivamente, un’aspettativa di vita di 80,1 anni e 84,6 anni. Per la prima volta si nota anche che la distanza della durata media della vita di donne e uomini si sta riducendo anche se, comunque, è ancora fortemente a favore delle donne (+4,5 anni nel 2015 contro +4,9 anni nel 2011).

Divario Nord – Sud

Uno degli aspetti che fa riflettere è l’aumento del divario tra Nord e Sud dell’Italia, ché conferma le preoccupazioni legate al mancato raggiungimento dei Lea. Al Sud, e in particolare in Campania, si muore di più e il Sud dispone di minori risorse economiche, è gravato dalla scarsa disponibilità di servizi sanitari e di efficaci politiche di prevenzione. Per i meridionali viene registrata una mortalità decisamente prematura, sotto i 70 anni di vita. Ad esempio, nel 2015 un cittadino campano aveva un’aspettativa di vita inferiore di almeno tre anni rispetto ad un cittadino del Nord. La riduzione della mortalità negli ultimi 15 anni è stata del 27% al Nord, del 22% al Centro e del 20% al Sud e Isole.

Stili di vita

Ad essere in continuo peggioramento sono anche gli stili di vita: si mangia e si beve troppo, con il risultato che aumentano sia l’obesità che le malattie del fegato. Nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta è risultata in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è stata classificata obesa (9,8% vs 10,2% del 2014); complessivamente, il 45.1% (46,4% nel 2014) dei soggetti oltre i 18 anni è in eccesso di peso, specie nelle regioni del Sud. I bambini e adolescenti di 6-17 anni in sovrappeso o obesi sono il 24,9%, con prevalenza nei contesti svantaggiati. Sbilanciato anche il rapporto tra coloro che fanno sport (il 33,3%, pari a 19,6 milioni) e i sedentari (che sono 23,5 milioni, pari al 39,9%).

Consumo di alcolici e tabacco

Altro dato allarmante è quello relativo al consumo di superalcolici. Nella foto scatta dal Rapporto Osservasalute si nota come si sia ridotta la percentuale dei non consumatori, pari al 34,8% (nel 2014 era il 35,6%), mentre sia aumentato il numero delle donne consumatrici a rischio. La prevalenza dei consumatori a rischio, nel 2015 risulta pari al 23% per gli uomini e al 9,0% per le donne (nel 2014 erano l’8,2%). Resta costante il numero dei tabagisti rispetto agli anni precedenti in cui si registrava un calo, nel 2015 si evidenzia un assestamento della quota dei fumatori. Sono 10 milioni e 300 mila: 6,2 milioni uomini e 4,1 milioni donne. Si tratta del 19,6% della popolazione di 14 anni ed oltre. Il vizio è duro a morire tra i giovani: le fasce di età più critiche sia per gli uomini che per le donne sono quella tra i 20-24 e 25-34 anni.

Antidepressivi

Si è registrato anche un forte aumento delle difficoltà psichiche con un conseguente aumento di consumo degli antidepressivi. Secondo i ricercatori m il trend in aumento «può essere attribuibile a diversi fattori tra i quali, ad esempio, l’arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (come i disturbi di ansia) e la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive».

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