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Nati prematuri, gli effetti clinici della voce materna

Una donna in gravidanza grazie a ovociti donati 14 anni fa

Chi da piccolo non è stato «curato» dopo una caduta dalla bici o un piccolo colpo con un bacio materno? Un placebo capace di far sparire le lacrime in men che non si dica. Oggi uno studio i revisione di un’atra ricerca realizzata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) e pubblicata sulla rivista scientifica Acta Paediatrica dimostra che la voce materna ha capacità mediche impensabili. A quanto pare, sentire la voce della mamma migliora le condizioni di salute dei neonati prematuri e ne riduce i problemi cardiaci e respiratori.

La situazione in Europa

Nel vecchio continente, ogni anno, circa mezzo milione di bambini nasce prima del termine. La prematurità rappresenta una delle principali cause di mortalità infantile e può provocare diversi problemi di salute nel bimbo, Si pensi a difficoltà respiratoria, problemicardio-circolatori, infezioni, problemi neurologici e sensoriali. La nuova ricerca ha esaminato i risultati di 15 studi condotti dal 2000 al 2015 su un campione complessivo di 512 bambini. Sentire la voce materna parlare o cantare, sia registrata che dal vivo, è stato collegato alla stabilizzazione delle condizioni fisiologiche dei neonati prematuri e a un minor numero di eventi cardio-respiratori, «con potenziali benefici clinici sulla maturazione del sistema nervoso», spiega Manuela Filippa, autrice principale dello studio. «Questo – aggiunge – è un appello affinché venga promosso il contatto vocale tra genitori e neonati prematuri, nonché un invito a studiare i suoi effetti a lungo termine sullo sviluppo dei bimbi».

Entrare in sintonia

Quello che molte future mamme non sanno è che il feto sviluppa molto presto la capacità di ascoltare, di riconoscere e memorizzare sia le voci che i suoni. Questo permette alle future mamme di stabilire una sintonia con il nascituro molto prima del momento del parto. Una sorta di comunicazione intima e privilegiata tra la madre e il bambino. La voce della mamma è in grado di attivare nel neonato specifiche zone cerebrali normalmente interessate alla regolazione delle emozioni. Il suono svolge un ruolo importante per lo sviluppo neurologico. La componente prosodica della voce materna (cioè la parte ritmica e melodica) è quindi da considerare una vera e propria forma di contatto emozionale, una forma di abbraccio non corporeo. La grande plasticità cerebrale del periodo perinatale può trovare nella voce e nella musica un potente attivatore in grado di produrre contemporaneamente stimolo e piacere.

la memoria della pelle

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