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Paziente cronico e aderenza alle cure, sfide del digitale

paziente cronico, una mano caregiver su un'altra mano di un'anziana

Con l’invecchiamento della popolazione aumentano le cronicità. Una delle principali sfide è garantire la presa in carico del paziente cronico e l’aderenza alle cure. Una risposta arriva dall’Intelligenza Artificiale. “Il Servizio sanitario nazionale, così come è organizzato oggi, appare formato da diverse isole, spesso non in coordinamento fra loro. Il PNRR, e il DM 77 in particolare, offrono opportunità nuove, soprattutto grazie all’introduzione della sanità digitale e dell’IA. Il rischio è che si introducano solo nuovi strumenti nell’attuale modo di funzionare del sistema, senza una visione complessiva necessaria”. Lo ha affermato Giorgio Casati, Direttore Generale della ASL Roma 2 durante l’incontro “Digital Health by Design – Dati e IA” al Ministero della Salute, organizzato da Culture con il Parlamento Europeo e la Commissione Europea.

Tra gli over 75 solo il 28,6% risulta in buona salute

“Una giornata di confronto costruttivo sulla digitalizzazione dei dati sanitari e lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale – ha commentato Felicia Pelagalli, Direttore di Culture. “La popolazione italiana sta invecchiando sempre più con un conseguente incremento delle multicronicità e dello stato di fragilità. Si allunga il tempo della vita, e questa è una buona notizia, ma, purtroppo, rischia di durare di più anche il tempo della malattia. Nella fascia di età sopra i 75 anni solo il 28,6% risulta in buona salute (dati Istat). Dobbiamo allungare la speranza di vita sana”.

“La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale – ha affermato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel messaggio letto in apertura dell’evento – rivestono un ruolo fondamentale anche nel sistema di raccolta e analisi dei dati, strategici per una programmazione sanitaria efficace, la promozione della ricerca e la prevenzione delle malattie. In questo contesto, è essenziale collaborare tra istituzioni per definire nuovi modelli di servizio e stabilire linee guida chiare nell’utilizzo dei dati sanitari e nella progettazione di algoritmi di intelligenza artificiale”.

Paziente cronico e prospettiva europea 

Lo European Health Data Space (EHDS) è il primo spazio europeo dei dati sanitari. “L’accesso ai dati sanitari è di fondamentale importanza per garantire l’innovazione nei sistemi sanitari europei”, ha sottolineato Marco Marsella, Direttore del settore Digitale, EU4Health della direzione generale Salute della Commissione Europea. “Attraverso l’accesso – ha proseguito – si possono costruire nuove tecnologie ma anche avviare dei workflow per il trattamento, per esempio dei pazienti con malattie croniche, oppure, per il miglioramento della diagnosi. È possibile introdurre elementi di intelligenza artificiale nello screening e soprattutto adattare i trattamenti alle necessità dei pazienti, per avere una medicina personalizzata”.

“Se guardiamo alle attuali barriere che si frappongono oggi alla realizzazione dell’EHDS possiamo individuare altrettante sfide per il settore della ricerca, formazione ed innovazione”. Lo ha sottolineato Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università degli Studi di Firenze. “Tra le afide: la privacy nella raccolta e condivisione dei dati sanitari, la sicurezza informatica, barriere normative, diversità dei Sistemi Sanitari, l’interoperabilità dei Sistemi Informatici. L’EHDS ha il potenziale per rivoluzionare la ricerca sanitaria in Europa, fornendo ai ricercatori strumenti e risorse preziose per esplorare nuove frontiere nella comprensione e nel trattamento delle malattie, migliorando così la salute e il benessere della popolazione”.

Presa in carico del paziente cronico

La presa in carico del paziente cronico e l’aderenza alle cure e ai controlli può frenare il processo degenerativo della patologia. Secondo gli studi condotti a livello nazionale, la percentuale di pazienti cronici che seguono i percorsi terapeutici è bassa e oscilla fra il 30 e il 50% del totale, a seconda della patologia. La scarsa adesione oltre che favorite l’aggravarsi di condizioni, alimenta impropriamente gli accessi in pronto soccorso o in ospedale.

La presa in carico digitale del paziente presuppone un’attività di regolamentazione nuova. A proposito della piattaforma nazionale di telemedicina Domenico Mantoan, Direttore Generale AGENAS, ha ricordato che “quello che stiamo facendo è un investimento superiore, un sistema che a livello centrale permette di usare i dati sanitari, non solo per la cura, ma anche per la programmazione”. “L’investimento sta continuando – ha aggiunto Mantoan – il nostro è stato un lavoro in collaborazione con l’Anac che ci ha dato un supporto straordinario”.

Inoltre, come ribadito da Alice Borghini, dirigente dell’Organizzazione dei modelli sanitari territoriali dell’Agenas, il 2024 sarà l’anno della messa a punto della piattaforma nazionale di telemedicina. “Nel corso dell’anno – ha affermato – ci sarà una integrazione delle piattaforme regionali e si costituirà l’infrastruttura nazionale di telemedicina. Sarà il primo step per far sì che il sistema sia funzionale. Il 2024 sarà l’anno in cui tutti gli investimenti saranno messi insieme e inizieranno a parlarsi”.

I dati

La pandemia è stato “uno stress test senza uguali che l’Europa ha superato a pieni voti”, secondo Guido Scorza, componente del Collegio dell’Autorità Garante protezione dati personali. “È stato possibile – aggiunge – introdurre il Green pass in 15 giorni grazie al GDPR, il Regolamento generale europeo per la protezione dei dati personali nonché per la loro libera circolazione. Nessuno dei nuovi provvedimenti ha derogato dal Regolamento. Non per un senso di rispetto verso la privacy ma perché non c’è bisogno che ci sia”. Per il giurista, in particolare, “la competenza interdisciplinare è fondamentale nei progetti che mettono insieme salute e innovazione. Il mondo è cambiato e credo che potrebbe saltare nei prossimi cinque anni la stessa linea di confine fra il dato comune e il dato particolare. Le regole le dobbiamo rivedere, ragioniamoci insieme”.

Sul livello di digitalizzazione in Italia è intervenuto Paolo Colli Franzone, presidente dell’Istituto per il Management Innovazione in sanità IMIS. “Spendiamo poco – ha spiegato – in tecnologie informatiche sanitarie rispetto ad altri Paesi ma tutto sommato ne abbiamo tante nelle strutture sanitarie. Anche l’intelligenza artificiale è diffusa come per esempio nella radiologia per immagini”. Fra le criticità, Colli Franzone nota come i medici vorrebbero essere maggiormente coinvolti nel processo di innovazione.

Paziente cronico e territorio

“Va rafforzato sin dall’inizio del progetto il dialogo tra ente centrale, Regioni e aziende sanitarie locali”, ha sottolineato Paolo Petralia, Direttore Generale ASL4 Liguria e vicepresidente vicario di FIASO. “Nella governance multilivello in cui il nostro Paese avvolge le dimensioni centrali, nazionali, regionali, locali della sanità, spesso ci si perde. E avviene che le aziende sanitarie vengano anche premiate dallo stesso soggetto regolatore come esperienze innovative, avanzate, sperimentazioni utili al sistema e poi, però, non vengano chiamate, per caso, al tavolo dove quelle cose vengono decise”.
Durante il confronto è emersa dunque la necessità di avviare un lavoro sinergico in cui tutti gli attori vengano coordinati dall’unica regia del Ministero della Salute. Senza il coordinamento, il rischio che si corre è di aumentare il livello di complessità del sistema ma non di mettere a terra i risultati, ribadiscono gli specialisti.

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