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Il sud peggiore di tutti per utilizzo delle risorse. SaniRegio2017

SaniRegio2017: Sud fanalino di coda per inefficienza tecnica

Le Regioni che riescono a utilizzare meglio le risorse sono: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria, Piemonte, Marche e Toscana. Lo dice l’ultimo rapporto SaniRegio 2017 che fornisce il calcolo della spesa sanitaria standard delle singole Regioni. La distanza di una regione dalla frontiera efficiente ha fornito una misura del grado di inefficienza. In conclusione l’analisi ha evidenziato differenze marcate tra regioni, con quasi tutte quelle del Sud e Isole che spendono molto di più di quanto dovrebbero alla luce dei bassi livelli di qualità che riescono a erogare. Nove Regioni dovrebbero ridurre la spesa a doppia cifra, e queste appartengono quasi tutte al Sud e Isole, con il Lazio che a tutti gli effetti è accomunabile al gruppo in esame. Spiccano le correzioni di spesa che sarebbero richieste alla Campania, quasi il 32%, alla Sicilia, il 24,7%, e alla Puglia, il 23%. Il dato significativo è che, delle prime 8 Regioni per ampiezza della correzione di spesa necessaria, 6 erano al tempo coinvolte in piani di rientro per il contenimento e la stabilizzazione della spesa sanitaria: Campania, Sicilia, Lazio, Liguria, Abruzzo, Molise.
Escludendo i casi di Trentino Alto Adige e Liguria, che presentano una buona qualità ma con spesa elevata, il Centro-Nord fa registrare livelli di spesa non troppo lontani dall’efficienza, con correzioni di spesa sempre inferiori al 3%, e in alcuni casi inferiori al punto percentuale. All’opposto del Sud e Isole, il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria potrebbero permettersi un aumento di un paio di punti percentuali, dal momento che sono outlier in positivo per come spendono e tutelano la qualità.
Una maggiore spesa quindi si accompagna a una minore qualità delle prestazioni. Alla luce dei risultati, se tutte le Regioni si fossero posizionate sulla frontiera efficiente nel biennio 2007-2008 si sarebbero risparmiate risorse pari a 1,5 punti percentuali di PIL.

Secondo il rapporto , negli ultimi decenni, l’Italia ha intrapreso un processo di decentramento politico e amministrativo il più delle volte senza tenere in conto delle differenze geografiche e socioeconomiche, sia dal lato della domanda che dell’offerta. È questo il caso del comparto sanitario. Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano è stato progettato come un sistema basato regionalmente ed organizzato a livello nazionale, regionale e locale. Dal punto di vista organizzativo, il SSN è costituito da tre diversi livelli: il governo centrale in alto, i 20 governi regionali nel mezzo, e le Aziende Sanitarie Locali (ASL) e gli ospedali indipendenti (IHS) in basso.
In particolare, uno dei principi fondanti del SSN è che l’assistenza sanitaria deve essere gratuita in ogni punto di erogazione sul territorio facendo sì che tutti i cittadini con stesse esigenze potessero usufruire di parità di accesso, a prescindere quindi dalle condizioni reddituali personali o del luogo nel quale risiedono. Il concetto di equità è, quindi, un requisito fondamentale per il SSN, quindi l’assegnazione del macro budget annuale alle singole autorità sanitarie locali risulta essere un compito fondamentale, proprio in termini di equità.

Se i servizi continueranno a essere erogati come ora senza correzioni si ha una spesa comprimibile che supera i 15 miliardi sopratutto nelle Regioni meridionali caratterizzate dalle percentuali di inefficienza tecnica e di prezzo più alta e si va da una riduzione di spesa del 3% nelle Marche a una riduzione di spesa che supera il al 30% in Calabria e Valle d’Aosta.

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