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Al via il primo trial clinico al mondo per il trattamento della sclerosi multipla con cellule staminali.

Gastruloidi

Alla fine di maggio scorso i ricercatori del San Raffaele di Milano, guidati dal dott. Gianvito Martino, a capo dell’Unità di Neuroimmunologia, hanno iniziato il primo trial clinico al mondo per il trattamento della sclerosi multipla con l’infusione di cellule staminali: la terapia Stems. Questa nuova terapia consiste nell’infusione di cellule staminali neurali, capaci di specializzarsi in tutti i tipi di cellule nervose, tramite una puntura lombare che le immette nel liquido cerebrospinale. Lo studio è ancora alla fase iniziale in cui si valuta la sicurezza del trattamento che, per ora, è stato testato su un solo paziente, ma coinvolgerà 12 persone suddivise in 4 gruppi da 3 pazienti l’uno, che riceveranno un numero crescente di cellule. La fase di somministrazione durerà all’incirca un anno, dopo di che seguirà una fase in cui i pazienti saranno attentamente monitorati per valutare eventuali effetti collateraliL’efficacia di questa terapia è già stata testata sui topi. Le cellule staminali neurali svolgono una doppia funzione: proteggono i tessuti danneggiati secernendo sostanze neuroprotettive capaci di ridimensionare l’azione di danno operata dal sistema immunitario, che è all’origine della malattia, e, anche se in piccola parte, aiutano a produrre nuova mielina che va “riparare” quella danneggiata. L’equipe del San Raffaele è stata pioniera, negli ultimi 20 anni, nella ricerca di terapie basate sulle cellule staminali, ciò li ha portati al raggiungimento di numerosi e importati traguardi tra cui la pubblicazione di un altro importante lavoroÈ stato osservato infatti che una loro iniezione nel sangue, sia capaci di riparare i danni dell’ictus al cervello. Le cellule, dopo essere state somministrate, raggiungono l’area del cervello danneggiata dall’ictus e producono una proteina che velocizza i processi naturali di contenimento degli effetti tossici dell’ictus, promuovendo la plasticità cerebrale, grazie alla quale le aree sane intorno alla lesione compensano le aree danneggiate. Dopo i risultati ottenuti, oggi è sicuramente cambiato il modo di vedere e approcciarsi alle cellule staminali, vedendo soprattutto le potenzialità curative una volta trapiantate. I ricercatori affermano però che si deve rimanere con i piedi per terra perché la plasticità di queste cellule, se non adeguatamente controllata, può prendere strade inaspettate da quelle pianificate, portando a risultati totalmente diverso da quelli previsti.

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