Prevenzione

La lotta all’ ictus parte dalla prevenzione primaria

malattie cardiovascolari, un uomo con mano sul petto e delle line disegnano un cuore da un elettrocardiogramma

Ieri si è celebrata la giornata mondiale dell’ ictus. La ricerca epidemiologica oggi ha dimostrato che più del 50% degli eventi può essere prevenuto. Per le dimensioni epidemiologiche di questa patologia, l’impatto socio-economico e le sue conseguenze in termini di mortalità, disabilità e disturbi della capacità cognitiva, diventa fondamentale la prevenzione, sia sulle persone ad elevato rischio sia su coloro che hanno già avuto un evento.

Gli ultimi dati di mortalità disponibili dal Rapporto Istisan 2014 riportano per gli uomini di tutte le età 22.488 decessi, con tasso standardizzato di 76,82 x 100.000 persone, e per le donne 34.520 decessi, con tasso standardizzato 63,44 x 100.000. Sebbene in numeri assoluti la malattia cerebrovascolare produca più eventi nelle donne, perché più numerose in età avanzata, a parità di età gli uomini risultano più colpiti.

L’Italia è un Paese ad elevato rischio di ictus sia per la sopravvivenza più elevata rispetto ad altri Paesi (l’ictus colpisce in età più avanzata rispetto alla cardiopatia ischemica), sia per lo stile di vita che l’alimentazione. Inoltre alcune condizioni che si ritrovano più frequenti in età avanzata sono riconosciute come predittori dell’ictus (per esempio, la fibrillazione atriale, l’ipertrofia ventricolare sinistra, lo spessore medio-intimale delle arterie, l’infarto del miocardio).

Per chi ha già ha avuto un evento cardiovascolare o soffre di episodi di fibrillazione atriale esistono oggi terapie molto efficaci che permettono di vivere con una buona qualità di vita. La prevenzione dell’ ictus parte però anche da a un corretto stile di vita. È stato osservato ad esempio che persone che hanno episodi di fibrillazione atriale, durante i mesi estivi registrano meno episodi, così come durante i fine settimana. Un andamento che rispetta l’aumento del movimento: in estate, come durante i fine settimana si tende a svolgere più attività fisica che durante la stagione invernale.

I trattamenti farmacologici non rappresentano, dunque, una alternativa agli stili di vita, ma devono essere accompagnati da un cambiamento di abitudini: abolizione del fumo; riduzione del consumo di bevande alcoliche (non più di un bicchiere di vino al giorno); diminuzione del consumo di sale (facendo attenzione anche alla quantità contenuta negli alimenti preconfezionati); riduzione dei grassi animali e colesterolo (in particolare di carni, burro, panna, formaggi e uova).

Questo vale anche perché chi non ha mai avuto un evento: l’attività fisica (nel senso di movimento quotidiano, camminata a passo svelto, andare in bicicletta, salire le scale a piedi) deve impegnare almeno 150 minuti a settimana, e nei bambini almeno 60 minuti al giorno; l’alimentazione deve essere varia e bilanciata con molta verdura e frutta, legumi, cereali integrali, pesce e poca carne, tutto in porzioni modeste.

 

 

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