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Prostata, la “luce verde” per un intervento innovativo

Prostata, intervento con il laser verde

Difficoltà a urinare o il bisogno di alzarsi più volte nel corso della notte per andare in bagno possono essere sintomi di quella che si definisce ipertrofia prostatica benigna, patologia che nel 2017 è stata diagnosticata milioni di italiani. Le stime più recenti, elaborate su dati Istat, disegnano un quadro allarmante: in  Italia, nel 2017, quasi 7 milioni di pazienti di varie età (1.142.774 uomini sotto i 50 anni; 1.469.155 in età compresa fra 51 e 60 anni; 4.317.541 over 60) hanno avuto una diagnosi di ipertrofia prostatica benigna (o adenoma della prostata), una patologia non tumorale che comporta l’ingrossamento anomalo della prostata (fino a 2-3 volte le dimensioni ritenute normali), con una serie di disturbi correlati. Molti di questi pazienti sono stati sottoposti a interventi di “disostruzione urinaria”, o adenomectomia, mediante chirurgia tradizionale. Non tutti sanno che una buona parte avrebbe potuto evitare soluzioni drastiche ricorrendo, per esempio, alle nuove terapie che utilizzano i raggi laser per incidere, vaporizzare e coagulare i tessuti.

Cos’è

L’ipertrofia prostatica benigna che, come abbiamo visto, colpisce l’80% degli italiani over 50, determina l’aumento del volume della prostata. Si parla, insomma, di quella piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa va a comprimere proprio l’uretra, ostacolando la fuoriuscita dell’urina. Il getto urinario si indebolisce progressivamente e le minzioni diventano sempre più frequenti. Inoltre, può succedere che la vescica non si svuoti mai completamente e il ristagno di urine può causare infezioni anche gravi con febbre alta.

Laser a luce verde

Introdotta in Italia nel 2003, questa tecnologia ha  registrato crescente affermazione negli Stati Uniti,  in Europa, in Asia e oggi è l’alternativa più efficace all’intervento di resezione della prostata con chirurgia tradizionale (TURP).  E non è un caso che proprio questa soluzione terapeutica sia stata inserita nelle linee-guida dell’Associazione Europea di Urologia e che due prestigiose organizzazioni europee come l’inglese NICE (National Institute for Clinical Excellence, che valuta l’efficacia degli interventi medici) e la tedesca G-BA  (Gemeinsame Bundesausschuss, che determina i livelli dei rimborsi in ambito sanitario) abbiano certificato la superiorità degli interventi con il laser verde GreenLight rispetto alla chirurgia tradizionale. Operare con il laser ha diversi vantaggi: la sicurezza, la bassa invasività, il recupero in tempi rapidi.  In altre parole, i tempi ridotti dell’intervento consentono di somministrare basse dosi di anestesia, contenendo possibili rischi anestesiologici, l’assenza di sanguinamento post-operatorio, la possibilità di intervenire anche su portatori di dispositivi quali i pacemaker, in quanto non viene impiegata energia elettrica. E ancora: la possibilità di trattare con sicurezza anche pazienti molto anziani, sottoposti a cateterismo permanente; la possibilità di effettuare interventi di enucleo-vaporizzazione endoscopica anche su prostate di volume elevato.

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