Prevenzione

«Vi spiego perché la prevenzione è tutto»

Chirurgia e innovazione, il robot da Vinci
Una dimostrazione delle capacità del robot da Vinci
Parla il professor Pansadoro, chirurgo urologo, alla guida dell'omonima Fondazione per la ricerca Uro-oncologica

In fatto di salute, “prevenzione” e “diagnosi precoce” sono due concetti molto importanti. Il problema è che troppi cittadini confondono le due cose: spesso non fanno, né l’una né l’altra. Anche e soprattutto rispetto alle malattie uro-genitali questo atteggiamento porta a conseguenze gravi, che si potrebbero facilmente evitare, se solo si badasse di più agli stili di vita e ai controlli periodici. Il professor Vito Pansadoro, chirurgo urologo, alla guida della Fondazione Vincenzo Pansadoro per la ricerca Uro-oncologica e Direttore del Centro di Urologia Laparoscopica e Robotica, è tra coloro i quali da sempre promuovono la cultura della prevenzione.

Il professor Vito Pansadoro
Il professor Vito Pansadoro

«In questa parola – spiega il professore – c’è la componente determinante del prendersi cura di sé. La prevenzione ci permette infatti di evitare (nei limiti del possibile) di esporci al rischio di ammalarci. E’ chiaro che nessuno può essere certo al 100% di non contrarre mai un tumore ma, credetemi, gli stili di vita contano».
Quanto possono incidere?
«Ad esempio, per il tumore della vescica, sappiamo che nella maggioranza dei casi colpiscono i fumatori. Quindi, smettere di fumare permette di prevenire questa forma di neoplasia».
Lo stesso si può dire dei tumori di prostata e rene?
«Anche in questo caso gli stili di vita sono importanti, ma per prostata e rene non vale lo stesso rapporto di causa/effetto. Ecco perché alla prevenzione si accompagna l’importanza della diagnosi precoce».
Gli strumenti quali sono?
«Ad esempio, il PSA ci aiuta ad intercettare il tumore della prostata al suo insorgere. Mentre il tumore del rene può essere diagnosticato in maniera precoce con una semplice ecografia. Fatta una volta l’anno, aiuterebbe a intervenire chirurgicamente su un eventuale tumore prima che sia tardi».
Quando si parla di prevenzione e diagnosi precoce di solito si pensa alle donne, è vero che sono più attente degli uomini?
«Le signore vincono sui maschietti 10 a 0. Ricordo quando ero solo uno studente, si iniziava a parlare di Pap Test, beh, le donne erano attentissime. Gli uomini preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, capita spesso che siano le mogli a portarli a visita».
Intervenire tardi può essere un problema, giusto?
«Vediamola al contrario: intervenire precocemente ci permette nella maggior parte dei casi di risolvere il problema. In questi anni ne ho visti di uomini arrivare a visita con tumori del testicolo in fase avanzata, neoplasie che si potevano affrontare con buone possibilità di successo se presi per tempo».
A che età insorge solitamente questa neoplasia?
«Nella maggior parte dei casi sino a 35 anni, ma si possono avere problemi anche dopo. L’importante è rivolgersi al medico di famiglia appena si dovesse avere un dubbio. Sarà lui ad indirizzarci, se necessario, ad uno specialista».
Cosa può fare il medico di famiglia?
«Può fare molto. Iniziare a capire, ad esempio, se c’è un sospetto diagnostico. Ritengo che tutti i medici di famiglia dovrebbero avere un ecografo accanto al lettino del paziente, in questo modo, senza radiazioni e rischi, si potrebbe fare una visita approfondita».
Prevenzione e diagnosi precoce, ma a volte la chirurgia è l’unica soluzione. In questo senso, cosa pensa della robotica?
«A Roma la Fondazione che dirigo è stata la prima a dotarsi di un robot chirurgico. Questi strumenti ci danno un grande vantaggio, si pensi alla visione in 3D, che ci permette di vedere nelle tre dimensioni. Oggi abbiamo anche il k4, quindi una definizione incredibile, E poi non si può dimenticare che gli strumenti delle “mani robotiche” sono diversi, possono ad esempio ruotare a 360 gradi, come un polso umano non potrebbe mai fare. In definitiva il passaggio dalla laparoscopia alla robotica ci ha conferito una precisione e una sicurezza che prima era impensabile. Gli ingrandimenti, la demoltiplicazione dei movimenti, sono tutti aspetti che fanno di queste tecnologie una grande opportunità».
A suo modo di vedere, quali sono gli interventi che maggiormente beneficiano di questo progresso?
«Sono due, prostatectomia radicale nerve sparing ed enucleazione dei tumori del rene. Ma sono certo che il prossimo futuro ci riserva ancora grandi sorprese».

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