Alimentazione

Fabrizia Lellero: vi spiego come la tavola può diventare un'amica

in linea con il protocollo ME
protocollo ME

Un lavoro in sinergia tra il nutrizionista e il counselor (che letteralmente sarebbe un “consulente”) per raggiungere il giusto equilibrio tra esigenze nutrizionali e piaceri della tavola. Una premessa è d’obbligo: niente formule magiche o scorciatoie per tenersi in linea. Soprattutto, niente soluzioni standard, perché ciascun individuo ha le proprie caratteristiche fisiche, metaboliche e il proprio stile di vita. Ciò che bisogna comprendere è che, con il giusto metodo, ottenere i risultati sperati può essere più facile del previsto. Gli specialisti chiamano questo metodo innovativo «percorso ME» e in sostanza si tratta di un protocollo studiato per guidare il paziente verso il proprio equilibrio alimentare: perdere peso, aumentarlo o semplicemente imparare a scegliere gli alimenti giusti per le proprie esigenze e per sentirsi sani e in forma. A differenza di altri metodi, l’obiettivo è quello di rendere il paziente autonomo e indipendente, dalle diete e dai nutrizionisti.

Come funziona

Il nutrizionista individua le “esigenze del corpo”, una guida che suggerisce ciò che serve per soddisfare i propri fabbisogni energetici in considerazione dello stile di vita. Il counselor aiuta a scoprire i meccanismi che regolano il rapporto tra corpo e mente, permettendo di individuare le motivazioni di una scelta alimentare piuttosto che un’altra. Infine, il counselor aiuta a riportare l’attenzione su sé stessi per concentrarsi sul proprio percorso, aiutando ad eliminare ansie e stress. Si procede per step. Il primo è un vero e proprio reset metabolico, fisico e mentale. Poi si inizia con la fase di «new education», un percorso indirizzato verso un nuovo equilibrio. Terzo ed ultimo step: «the fix», che serve a fissare tutte le competenze acquisite.

Purificarsi

«La prima fase – spiega Fabrizia Lellero, biologa nutrizionista e ideatrice del protocollo ME – è di preparazione per corpo e mente: purificarli, detossificarli e creare un terreno fertile andare avanti. Nella seconda fase si individuano le risorse intrinseche del paziente, ma anche i suoi limiti». Si tratta di una fase intensiva, che dura 5 giorni e che di fatto consiste nell’introdurre esclusivamente i nutrienti necessari al sostentamento. Per riuscirci sono previsti due incontri con il counselor. «Questo processo combinato – aggiunge Lellero – permetterà di avere un fisico detossificato e avere più lucidità mentale e miglior consapevolezza rispetto alle errate abitudini».

Fissare i risultati

Resettato l’organismo è importante iniziare con l’introduzione dei cibi con i quali si vuole costruire le nuove abitudini, potenziando le risorse e superando i limiti. Grazie al protocollo realizzato dalla dottoressa Lellero ciascun paziente impara ad ascoltare i segnali del proprio corpo. «L’obiettivo è ancora una volta quello di rendere autonoma la persona, anche nel comprendere che esistono alcuni cibi “amici” e altri “nemici”, cioè che sono una minaccia per il benessere». Dunque, non si tratta di seguire un programma standard, adatto a tutti, ma farsi cucire addosso un abito su misura e diventare padroni delle proprie scelte. Imparerai a gestire situazioni quotidiane in modo autonomo ed indipendente. L’ultima fase, forse quella più importante, è quella che consente di rendere permanenti i risultati e che spesso nelle diete è molto sottovalutata, dando vita al cosiddetto “effetto yo-yo”. «Fissare nella mente e nel corpo tutto ciò che si è imparato e costruito nella fase di new education permette di vivere la vita libero dai vecchi schemi mentali, di essere autonomo e indipendente. Non servirà più avere affianco qualcuno che dica cosa fare per essere in armonia con il proprio corpo, né serviranno visite specialistiche di “controllo”». Questo è solo un piccolo assaggio di un metodo che da Napoli sta suscitando interesse in tutta Italia, un metodo che presuppone un lavoro su se stessi per far sì che la tavola sia un piacere e non più un incubo.

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