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Dolore cronico: oltre 4 milioni di italiani non ricevono cure adeguate

Fibromialgia, un'immagine modificata in grafica mostra le articolazioni di un uomo in posizione rannicchiata

dati dicono che un quarto dei pazienti con dolore cronico continua a soffrire perché non riceve cure adeguate. Tuttavia, anche con l’aiuto di nuove tecnologie basate sulla neurostimolazione si potrebbero risolvere la maggioranza dei casi. Se n’è discusso a Milano in occasione del 5° International Theras Day.

Molti italiani che continuano a soffrire di mal di schiena (più della metà con dolore cronico), di cefalea, della nevralgia post-erpetica (fuoco di Sant’Antonio), della nevralgia del trigemino, artrosi, sono rassegnati a pensano che la medicina non possa fare di più. “Tutti cercano di lenire il dolore, ma se questo è cronico, per molti la cosa si fa difficile con il trascorrere del tempo – spiega Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD (Società Italiana dei Clinici del Dolore), Anestesista dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa – Purtroppo il dolore viene sopportato o sottovalutato dal paziente in quasi un terzo dei casi (29%) oppure curato con antidolorifici non specifici (23%). Dopo le prime cure, spesso sufficienti per la fase acuta, 1 paziente su 4 non riesce più a far fronte alla sofferenza perché le cure non sono più efficaci. I tentativi di trovare nuove strade farmacologiche non hanno sempre successo e il paziente stesso, scoraggiato, non crede più a soluzioni possibili. In realtà le soluzioni esistono e risolvono o migliorano la maggioranza dei casi, grazie alle nuove tecnologie che permettono approcci mini-invasivi, duraturi e non farmacologici”

Dunque 1 italiano su 4 soffre di dolore cronico, e di questi il 25% non è adeguatamente trattato. “La nuova frontiera è la neurostimolazione, non ancora così diffusa e praticata in Italia. Parliamo di trattamenti senza l’utilizzo di farmaci, ben consolidati e utilizzati a livello globale da oltre 30 anni, in cui gli impulsi elettrici calmano i nervi e riducono i segnali di dolore al cervello – continua De Carolis – Gli strumenti a disposizione offrono la possibilità di intervenire in modo efficace, rapido e duraturo, a seconda le indicazioni di ogni singolo paziente. Il livello di invasività è decisamente ridotto, basti pensare alla neurostimolazione percutanea (PENS) in grado di alleviare il dolore già dalla prima applicazione nella zona di interesse. Per dolori più complessi è possibile intervenire anche a livello midollare grazie a un intervento chirurgico (SCS, Stimolazione del Midollo Spinale) che permette di impiantare un piccolo dispositivo che rilascia in sicurezza lievi impulsi elettrici ai nervi interrompendo o riducendo la trasmissione dei segnali del dolore al cervello. I trattamenti di nuova generazione oltre a confermare l’evidente livello di efficacia anche nel tempo, ha inciso molto anche sull’invasività dell’intervento che ora viene fatto in anestesia locale con un blando sedativo per la durata di massimo 1 ora. Anche i tempi di reazione sono decisamente migliorati, grazie soprattutto alla mancanza di formicolio (parestesia) che facilita la ripresa delle attività quotidiane (compresa quella di guidare l’auto)” .

Definizione e numeri del dolore cronico

Il dolore cronico benigno è un dolore persistente e debilitante che dura per tre mesi o più, e può avere eziologie molto differenti. Può essere conseguente a un intervento chirurgico o a un infortunio oppure può essere di origine iatrogena come l’emicrania. Il dolore cronico (non causato da tumori) colpisce circa 1,5 miliardi di persone in tutto il mondo e oltre 16 milioni di italiani. Tra le varie eziologie il mal di schiena è tra le prime cause di dolore cronico benigno. Il 51% degli italiani soffre di cefalea acuta, mentre il 14% soffre di emicrania e il 4% di cefalea cronica.

Identikit

Il paziente tipo è una donna tra i 35-50 anni, con mal di testa e dolori diffusi, un reddito familiare medio tra i 20 e i 40 mila euro all’anno, sottoposta a molti fattori di stress e con un’educazione medio-bassa (es. scuola dell’obbligo). La causa generalmente è da individuare nelle artriti o nell’ernia del disco, le sedi più comune rimangono schiena, gambe e testa. Gli esperti identificano, infatti, una relazione inversamente proporzionale tra il grado di istruzione e il grado e la persistenza del dolore. Probabilmente questo dato dipende dall’accesso alle cure. Solo nella metà dei casi si rivolgono a un medico, più spesso a quello di famiglia (57,9%), raramente al terapista del dolore (5,8%). Il 61,7% degli italiani soffre di dolore cronico ma non sa come affrontarlo. Il dolore viene sopportato o sottovalutato dal paziente in quasi un terzo dei casi (29%) oppure curato con antidolorifici non specifici (23%)

Le terapie

La pratica clinica più diffusa per il trattamento del dolore cronico moderato è l’impiego dei farmaci antinfiammatori non steroidei, i Fans. In Italia nel 68% dei casi il dolore viene controllato con uno di questi medicinali (ogni anno si consumano 43 milioni di confezioni di Fans per curare il dolore nel nostro Paese), rispetto a una media europea del 44%, con un costo annuale di trattamento del dolore cronico nel nostro Paese di 4.556 euro per paziente, imputabili alle perdite di produttività (assenze da lavoro) e 1.400 euro come costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale. Esiste un dolore nocicettivo di origine meccanica generalmente causato da danni alle ossa, ai muscoli o in generale ai tessuti e un dolore neuropatico che è causato da una lesione dei nervi. Generalmente queste due tipologie di dolore coesistono nello stesso paziente rendendo quindi necessaria una terapia multifattoriale. È ampio lo spettro di patologie che possono generare il dolore cronico benigno ad esempio: lombalgia, ernia del disco, cefalea, sciatica, nevralgia post-erpetica, cicatrice dolorosa, neuropatia diabetica, nevralgia del trigemino, artrosi, fibromialgia, lombosciatalgie, dolori di origine osteoarticolare.

 

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