Economia sanitaria

Bonus bebè, le nuove misure

Bonus bebè, le nuove misure
Bonus bebè, le nuove misure

La politica punta su misure che possano incentivare le famiglie a fare figli, consapevoli il nostro è un Paese che allo stato attuale è destinato ad un invecchiamento precoce. E dunque, il bonus bebè viene potenziato e ampliato ai redditi Isee fino a 35mila euro, per intercettare il “ceto medio” con un nuovo ‘incentivo alla natalità’, e detrazioni fiscali per l’acquisto di pannolini e latte in polvere. Sono i due emendamenti governativi pro famiglia presentati dal ministro Lorenzo Fontana al decreto crescita.
“Continuiamo la politica seria e concreta per il rilancio della natalità – spiega Fontana – dopo quasi un anno, tutti nel governo si sono resi conto che il rilancio demografico è la sfida per lo sviluppo e il futuro del Paese. Sono diventati miei discepoli”.

DA 80 A 110 EURO

“Bravo il ministro Fontana sulla famiglia, finalmente risposte concrete. Domani annunceremo, come Lega, un altro impegno che manterremo entro l’anno per tanti italiani in difficoltà”. Lo afferma in una nota Matteo Salvini. Bonus bebè che passa da 80 a 110 euro al mese per un anno per i nuovi nati e detrazione al 19% delle spese per i prodotti della prima infanzia, dal latte ai pannolini, fino a un tetto di 1.800 euro. Sono le norme leghiste proposte negli emendamenti presentati al decreto crescita dal ministro Fontana che utilizzano per le coperture i risparmi del reddito di cittadinanza (51 milioni nel 2019, 315 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021 per il bonus bebè e 288 milioni nel 2020 e 464 nel 2021 per gli sgravi fiscali)

I DATI

A certificare il drammatico calo delle nascite nel nostro Paese sono i dati Istat, che dipingono una situazione tutt’altro che rosea. “Nel 2017 – si legge – sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali. La diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni (circa 900 mila donne in meno) osservata tra il 2008 e il 2017 spiega quasi i tre quarti della differenza di nascite che si è verificata nello stesso periodo. La restante quota dipende invece dai livelli di fecondità, sempre più bassi. Il calo dei nati è particolarmente accentuato per le coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 358.940 nel 2017 (14 mila in meno rispetto al 2016 e oltre 121 mila in meno rispetto al 2008)”. Senza fare allarmismi è evidente che senza una netta inversione di rotta la situazione si farà presto molto complessa, anche per questo politiche come quella annunciata vanno salutate con favore.

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