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Chi ha un’ intelligenza superiore si ammala meno

Chi ha più intelligenza si ammala meno. Lo studio
Bologna, 22/04/2017. FESTIVAL DELLA SCIENZA MEDICA 2017. SALONE DEL PODESTÀ. Lettura di un Nobel. Il ruolo di Mr. NO. L’ossido nitrico come molecola per la segnalazione diffusa. Louis Ignarro. Introduce e coordina: Claudio Borghi. A cura della Fondazione Internazionale Menarini. Foto Paolo Righi/Meridiana Immagini

Avere un’intelligenza superiore alla media assicura una vita più lunga e meno rischio di ammalarsi. A dirlo sono alcuni studi: non aiuta soltanto ad eccellere nel lavoro o negli studi, ma c’è un legame tra abilità cognitive nella prima infanzia, longevità, e minor rischio di contrarre patologie cardiovascolari, tumori e altre gravi malattie. La scienza che studia questo campo è la cosiddetta epidemiologia cognitiva, il cui padre è lo psicologo scozzese Ian Deary, direttore del Centro per l’invecchiamento cognitivo dell’Università di Edimburgo, che è stato in Italia di recente, ospite del Festival della Scienza Medica di Bologna. “L’epidemiologia cognitiva è un campo di studi che indaga come, e perché, le capacità cognitive mostrate durante l’infanzia siano associate alla salute e alla mortalità durante la vecchiaia”, ha detto Deary. Lo scienziato ha parlato delle sue ricerche, spiegando che lo studio delle abitudini e della genetica nelle persone più intelligenti potrebbe aiutare tutti a invecchiare in salute. 

Lo studio

Lo scienziato ha parlato delle sue ricerche partendo  dai dati dello Scottish Mental Survey 1947. Un sondaggio condotto il 4 giugno del 1947 in cui quasi tutti i bambini scozzesi (70 mila partecipati) nati nel 1936 sono stati sottoposti agli stessi test cognitivi nello stesso giorno. Il gruppo di ricerca di Deary ha realizzato uno studio sulla base dei dati, pubblicato sul British Medical Journal, in cui sono stati messi in relazione i risultati dei test cognitivi con la mortalità dei partecipanti nei successivi 68 anni. La ricerca ha permesso a Deary di sondare il legame tra i livelli di intelligenza registrati a 11 anni nei bambini scozzesi, e il rischio di morte fino all’età di 79 anni. Anche se modesto, esiste un nesso tra un punteggio alto nei test cognitivi durante l’infanzia e il rischio di morire a causa di malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori legati al fumo di sigaretta, e diverse altre patologie.

Tuttavia, spiega lo studioso, “queste associazioni statistiche sono legate anche al livello di educazione e allo status lavorativo, così come dall’adozione di comportamenti salutari come non fumare. Ma in parte esiste anche una piccola sovrapposizione sul piano genetico tra intelligenza e una salute migliore”. 

Sembra esistere anche un collegamento sul piano genetico. Alcuni geni che rendono intelligenti potrebbero anche rendere più resistente l’organismo. Inoltre, l’intelligenza potrebbe essere il riflesso di un cervello più sano. Nel frattempo l’epidemiologia cognitiva continua a lavorare per rispondere alle molte domande ancora aperte. Secondo lo studioso, studiare come si comportano le persone più intelligenti può ridurre anche le disuguaglianze nel campo della salute.

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