Psicologia

“Papà fa caldo”, ecco lo spot che sveglia le coscenze

spot papà fa caldo
spot papà fa caldo

Il caldo africano di questi giorni ha riportato d’attualità anche il terribile fenomeno delle amnesie che colpiscono alcuni genitori che, schiacciati dalla frenesia, scordano i figli piccoli in auto. Un rischio molto concreto, che più di volta si è tradotto in tragedia. Ieri a Napoli è stato presentato un spot che sta già facendo parlare e che, si spera, possa alzare l’attenzione di tutti. Scritto da Gigi & Ross e Oreste Ciccariello, lo spot è prodotto dalla casa editrice Rogiosi ed è promosso dall’Associazione Arti e Mestieri, con il contributo e il patrocinio di Fondazione Banco Napoli per l’Assistenza all’Infanzia, Università Telematica Pegaso, Fadep Costruzioni, Associazione Liber@Arte.

AMNESIA DISSOCIATIVA

Quando la cronaca riporta di tragiche dimenticanze, la domanda che tutti si pongono è: «Come può accadere?». Il tragico fenomeno dei bambini dimenticati in auto è legato a episodi di momentanea amnesia dissociativa. «Può capitare a chiunque di dimenticare un bambino in auto, purtroppo – conferma lo psicoterapeuta Simone Pisano –. L’amnesia, che colpisce un papà o una mamma che dimentica il figlio sul seggiolino, è un’amnesia nella quale sono assenti i segnali premonitori. Cosa avviene? Lo spot mostra chiaramente come fattore predisponente la frenesia e, per gestire la frenesia, tendiamo ad automatizzare troppo la nostra vita quotidiana. Entriamo in una routine in cui pretendiamo il massimo raggiungimento degli obiettivi e il compimento di tutte le azioni che abbiamo deciso di compiere in quella specifica giornata. Dimenticare un bimbo in auto è un’atrocità che può accadere a una persona sottoposta a tensioni, pressioni e carichi importanti. Un fenomeno del genere può avvenire come un fulmine a ciel sereno. Un evento drammatico in cui i genitori sono vittime come i bimbi che hanno perso; non vanno criminalizzati».

SERVE UNA LEGGE

Appena due giorni fa, nel parcheggio dell’aeroporto di Catania, è stata sfiorata la tragedia: un bambino di 4 anni lasciato chiuso in auto sotto il sole, con una temperatura che sfiorava i 40 gradi all’ombra, è stato salvato da un poliziotto che, con il calcio della pistola di ordinanza, ha mandato in frantumi il finestrino e soccorso il piccolo.  Episodio che ancora una volta ha scosso molto l’opinione pubblica spingendo le istituzioni ad agire concretamente. Ma slitta, probabilmente a fine novembre, l’obbligo dell’utilizzo di speciali dispositivi d’allarme, che sarebbe dovuto entrare in vigore a partire dall’1 luglio, in base al disegno di legge 766, approvato dalla Camera il 25 settembre 2018 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (Anno 159° – Numero 238). La casistica, non elevata, ma comunque registrata, in Italia, assume dimensioni allarmanti sul piano internazionale, dove sono addirittura 830 i bambini (l’87% dei quali aveva meno di 3 anni) deceduti dal 1990 ad oggi. L’Italia sarà il primo paese europeo a varare una legge anti-abbandono, in risposta alla tragedia dei bambini che hanno perso la vita perché dimenticati in auto. E Napoli è la prima città italiana a mobilitarsi per aumentare l’attenzione sul terrificante fenomeno.

TANTE INNOVAZIONI

Nonostante la legge non sia ancora entrata in vigore hanno già iniziato a circolare sul mercato alcuni dispositivi da aggiungere ai seggiolini. Si tratta di sensori di calore, cuscini bluetooth o sistemi ausiliari collegati tramite app a uno o più smartphone, che rilevano la presenza del bambino in auto e inviano automaticamente un messaggio in caso di abbandono. Oppure di telecamere che rilevano il movimento all’interno dell’auto spenta, come accade per i sensori degli antifurti casalinghi. Contemporaneamente stanno iniziando ad arrivare in commercio anche i primi seggiolini con dispositivi anti-abbandono integrati e già omologati. Con portiere e finestrini chiusi, in appena 20 minuti la temperatura interna schizza trasformando l’auto in un forno. È indispensabile che i genitori si dotino di questi dispositivi. Può succedere a chiunque, purtroppo.

 

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