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Stenosi aortica, un intervento mini invasivo

Stenosi aortica, una donna colpita da infarto
La malattia uccide ogni anno in Europa circa 1milione e 200mila persone, grazie a questa tecnica si può intervenire anche su pazienti ritenuti ad alto rischio e quindi non trattabili con procedure tradizionali

Ogni anno in Europa circa 1milione e 200mila persone muoiono a causa di quella che in medicina si definisce “stenosi della valvola ortica”. Si tratta di un ispessimento e irrigidimento dei lembi che può determinare un restringimento anomalo della valvola e quindi la riduzione della circolazione sanguigna. È una di quelle malattie che si definiscono “progressiva” e se non adeguatamente trattata può causare infezioni e, in molti casi, morte cardiaca improvvisa. Il trattamento più frequente prevede la sostituzione della valvola malata con una valvola artificiale. Ma non tutti i pazienti possono essere operati, alcuni sono considerati ad alto rischio di intervento chirurgico e, dunque, non operabili. L’unica soluzione terapeutica valida per questi pazienti è rappresentata dalla sostituzione “non invasiva” della valvola malata tramite un impianto transcatetere (TAVI), con l’inserimento di un sottile catetere nella gamba o nel torace. 

VANTAGGI

Progettata proprio per ridurre le possibili complicanze e i rischi associati a una tradizionale operazione a cuore aperto, la TAVI favorisce una notevole riduzione dei tempi di ospedalizzazione e di recupero consentendo, in molti casi, dimissioni ospedaliere “anticipate” senza rischi per la sicurezza del paziente.  La pratica clinica quotidiana e una ampia casistica internazionale hanno inoltre evidenziato che la procedura non è idonea solo per i pazienti altrimenti ritenuti inoperabili, ma per vari gruppi di pazienti “a rischio ridotto“. I costanti miglioramenti tecnologici hanno infatti innalzato in modo significativo i livelli di sicurezza consentendo ai medici e alle strutture ospedaliere di “mettere in conto” le dimissioni dei pazienti in tempi molto più brevi rispetto a quanto previsto. Molti studi clinici internazionali hanno dimostrato che le “dimissioni anticipate” dopo una procedura TAVI non pregiudicano in alcun modo la sicurezza o la qualità dell’assistenza al paziente, mentre il ritardo nelle dimissioni dopo un ricovero ospedaliero è stato addirittura associato a un aumento dei rischi di complicanze (Wayangankar SA et al. J Am Coll Cardiol Intv 2019). Grazie alle procedure transcatetere (quelle appunto che utilizzano una sorta di catetere e sono quindi poco invasive) oggi si possono trattare non solo la valvulopatia aortica, ma anche alcuni tipi di valvulopatie mitraliche, malattie molto gravi che hanno la stessa incidenza di mortalità della valvola aortica. E’ possibile inoltre intervenire su un ampio spettro di patologie strutturali, come il forame ovale pervio, la chiusura della auricola sinistra nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, e per concludere su patologie vascolari, che vanno dalle carotidi, le patologie stenosanti degli arti inferiori fino al trattamento degli aneurismi della aorta toracica e addominale.

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