Ricerca innovazione

Un fiore nel Dna, una scoperta italiana

Una stringa di Dna
Gli attorcigliamenti individuati vanno a formare quella che i ricercatori hanno definito una sorta di corolla di petali di un fiore.

Il Dna non disegna solo una doppia elica, che tutti noi conosciamo, ma anche un fiore. Già, sembra incredibile ma è così. E la scoperta non ha solo un aspetto romantico, apre anche e soprattutto una nuova strada verso la prevenzione dei tumori. Andiamo con ordine. La struttura che imita la natura serve a scongiurare le mutazioni all’origine del cancro e a scoprire la nuova conformazione, “un codice tridimensionale inedito del Dna”, e la  sua funzione “scudo” è stato un gruppo di scienziati diretto da Marco Foiani all’Istituto Firc di oncologia molecolare e all’università degli Studi di Milano, in uno studio sostenuto da Fondazione Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) e pubblicato sulla rivista Nature.

ALLARMINA

Gli attorcigliamenti individuati lungo il Dna vanno a formare quella che i ricercatori hanno definito una sorta di corolla di petali di un fiore, all’interno dei quali è protetta la sequenza di materiale genetico. Alla base dei petali il Dna assume una conformazione cruciforme, simile a delle spine. Queste strutture cruciformi possono essere aggredite danneggiando il materiale genetico. La cellula pertanto le protegge tramite una proteina specifica: HMGB1, altrimenti detta allarmina. «Ho scoperto che l’allarmina protegge le strutture cruciformi alla fine degli anni ’80 quando ero un giovane ricercatore – ricorda Marco Emilio Bianchi, a capo dell’Unità di Dinamica della cromatina dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute San Raffaele -. Ho continuato a studiare questa proteina e le ho dato il nome allarmina, perché è anche coinvolta nella segnalazione del malessere di singole cellule al resto dell’organismo».

NUOVE SPERANZE

Al di là del fatto che la scoperta amplia la conoscenza umana su un universo che per certi versi resta ancora sconosciuto, lo studio apre promettenti prospettive per l’individuazione di quei processi cellulari che consentono alla cellula tumorale di orchestrare il processo di riparazione e, quindi, per l’identificazione di bersagli farmacologici complementari nelle terapie anticancro. Per Foiani, riuscire a identificare i processi che salvaguardano l’integrità del genoma e la sua organizzazione topologica è un significativo avanzamento delle conoscenze nella ricerca oncologica a livello molecolare, gettando le basi per l’identificazione di combinazioni terapeutiche sempre più mirate contro le cellule tumorali, senza danneggiare il genoma delle cellule sane.

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