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Mascherine, la catastrofe ambientale del monouso

Contagi, in aumento varianti

«Milioni di mascherine monouso ogni mese per ogni regione d’Italia, il rischio è di creare una catastrofe ambientale». A lanciare l’allarme è Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica, Farmacoutilizzazione e Dermatologia della Federico II. Il timore, più che giustificato, è che con l’avvio della cosiddetta fase 2 i cittadini continuino ad acquistarne di monouso e che milioni di queste finiscano ogni settimana in discarica.  «Per la vita sociale – dice Triassi – dovremmo scegliere tutti protezioni individuali in tessuto non tessuto o altro tessuto tecnico impermeabile, che siano sterilizzatili e riutilizzabili». Triassi spiega infatti che queste mascherine sono quelle più efficaci per proteggere gli altri, e quindi noi stessi, dalla possibilità di un contagio. «Lasciamo che siano gli operatori della sanità ad adoperare altre mascherine di tipo Ffp2 o Ffp3, dispositivi di protezione individuale che non servono ai cittadini e che anzi se utilizzati impropriamente possono fare più danno che altro».

COSTI ELEVATI

Oltre al dato ambientale, una buona ragione per preferire quelle che si possono riutilizzare è il fattore economico. Con la crisi sanitaria le mascherine sono diventate un bene di lusso e non tutti possono permettersi di spendere centinaia di euro al mese. In Campania, in particolare tra Napoli e la provincia, il costo delle monouso oscilla dai 3 ai 10 auro al pezzo. A Pozzuoli alcune mascherine con filtri al carbonio attivo arrivano a costare anche 25 euro. «Gli anziani e le persone meno abbienti scelgono le mascherine chirurgiche – spiega una dottoressa della farmacia Santo Spirito di via Artiaco (Pozzuoli) – gli altri preferiscono le Ffp2. Sono ancora pochi quelli che acquistano mascherine che possono essere adoperate più volte e sterilizzate». La convinzione di molti è che le migliori mascherine da indossare siano quelle Ffp, senza considerare che queste mascherine non proteggono gli altri dalla possibilità che il virus venga proiettato a distanza con un colpo di tosse o uno starnuto. In una fase 2 che non sappiamo quanto dovrà durare sarebbe certo meglio se tutti si abituassero ad essere un po’ altruisti. Tornando all’aspetto ambientale, mai come un questi giorni abbiamo visto rifiorire la natura e rinascere i nostri mari. Sarebbe veramente un peccato se riversassimo in discarica milioni di mascherine usa e getta. Intanto, sempre in Campania, è notizia di oggi che la task force regionale sta lavorando per valutare la possibile apertura, dall’inizio della prossima settimana, delle attività legate al cibo da asporto, alle librerie e alle cartolerie. Si punta alla definizione delle misure precauzionali a tutela dei dipendenti e degli utenti, a cominciare dagli interventi di disinfezione e sanificazione dei locali dopo molte settimane di inattività.

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