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Test rapidi per la diagnosi di COVID-19 e ipotesi vaccino. Il progetto ISS-NATO

Dolore, i meccanismi del Covid

Sviluppare kit diagnostici rapidi per il dosaggio di anticorpi e antigeni specifici del coronavirus nei fluidi biologici. Con questo obiettivo è stato creato il progetto ISS presentato alla piattaforma SCIENCE for PEACE and SECURITY della NATO, approvato e finanziato. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Ospedale universitario di Basilea e l’Ospedale universitario di Tor Vergata. Il programma NATO Science for Peace and Security (SPS) ha contribuito agli obiettivi fondamentali dell’Alleanza da oltre sei decenni. È uno dei più grandi e importanti programmi di partenariato della NATO che affronta le sfide della sicurezza del 21° secolo, in particolare cyber defence, tecnologie avanzate, antiterrorismo, sicurezza energetica e difesa contro agenti chimici, biologici, radiologici e nucleari. “I fluidi biologici analizzati – dice Roberto Nisini, del reparto Immunologia dell’ISS, coordinatore del progetto – saranno il sangue ma anche la saliva e le secrezioni naso-faringee da tampone e il risultato si potrà conoscere in un lasso di tempo variabile da pochi minuti a un’ora. Il test sarà strumentale per lo screening iniziale in un triage o in una comunità”.

L’obiettivo è produrre proteine strutturali ricombinanti codificate da SARS-CoV-2 e anticorpi monoclonali (mAb) specificamente in grado di riconoscere queste proteine. Questi reagenti saranno utilizzati per sviluppare affidabili test diagnostici COVID-19, attraverso un approccio coordinato e multidisciplinare che combina esperienza in immunologia, virologia e biologia molecolare.

Test rapidi e ipotesi vaccino

La procedura di immunizzazione che verrà utilizzata per generare anticorpi monoclonali fornirà anche un modello preclinico di immunogenicità di un vaccino anti-COVID-19. L’identificazione di anticorpi anti-virus potrebbe rappresentare un primo passo nello sviluppo di immuno-terapie basate sulla somministrazione di anticorpi per il trattamento di pazienti infetti.

“I kit diagnostici sviluppati – conclude Nisini – consentiranno un rilevamento più rapido dei SARS-CoV-2 rilasciati nei fluidi corporei umani nell’ambiente e l’identificazione sensibile della risposta immunitaria agli antigeni strutturali SARS-CoV-2. Gli aspetti innovativi di questo progetto includono la possibilità di rilevare e misurare sia le immunoglobuline umane G (IgG), A (IgA) e M (IgM) specifiche per componenti strutturali del SARS-CoV-2 nel siero, che gli antigeni virali nei biofluidi”.

Lo studio coinvolge ricercatori di diversi dipartimenti e centri ISS in un modello collaborativo che si auspica possa continuare anche quando l’emergenza COVID-19 sarà superata.

Chi lavora al progetto

Le proteine ricombinanti di SARS-COV-2, prodotte da Paola Di Bonito, Maria Vincenza Chiantore, Felicia Grasso, Antonio Capocefalo e Angelo Iacobino, saranno la base per i test sierologici. Andrea Cara, Donatella Negri, Marco Sgarbanti, Silvia Sandini, Chiara Acchioni, Maria Franca Pirillo e Martina Borghi hanno disegnato e prodotto vaccini sperimentali a DNA e mRNA per la generazione di MoAb specifici per il virus, che saranno generati e selezionati da Sabrina Mariotti e Raffaela Teloni. Lo studio della capacità neutralizzante l’infettività del virus da parte dei mAb sarà curato da Fabio Magurano, Antonella Marchi, Melissa Baggieri e Paola Bucci. L’ISS collaborerà con il gruppo di ricerca del prof. Gennaro De Libero dell’Università di Basilea, e con l’equipe di medici del Policlinico Universitario di Tor Vergata diretto dal prof. Massimo Andreoni, i dottori Loredana Sarmati, Giusella Moschese e Marco Iannetta.

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