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Terapia intensiva, altri posti per potenziare l'assistenza

Inaugurazione della nuova terapia intensiva

Una nuova terapia intensiva si aggiunge alle dotazioni del Policlinico Universitario della Federico II di Napoli, una struttura all’avanguardia che servirà nel caso di una recrudescenza del virus, ma che sarà soprattutto al servizio dei pazienti che ne avranno bisogno e aiuterà a decongestionare gli altri ospedali cittadini nei periodi più caldi (si pensi al picco influenzale). «Una nuova terapia intensiva – spiega la direttrice generale Anna Iervolino – che rafforza e potenzia l’offerta del Servizio sanitario regionale anche con l’obiettivo di ridurre la mobilità extra-regionale. I nuovi  posti letto di terapia intensiva saranno destinati alle cure intensive post operatorie necessario supporto agli interventi chirurgici particolarmente complessi per i quali l’A.O.U. Federico II è polo di eccellenza e d’attrazione, come la chirurgia del pancreas, delle vie biliari e del fegato; ma anche tutti quegli interventi innovativi che prevedono l’uso combinato di tecniche ed attrezzature e la partecipazione di professionisti appartenenti a diverse branche specialistiche». All’inaugurazione hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Giunta Regionale Vincenzo De Luca, il ministro dell’Università Gaetano Manfredi e il rettore Arturo De Vivo.

I FONDI

L’investimento è stato finanziato nell’ambito del Piano regionale per la realizzazione di primi interventi urgenti per contrastare l’emergenza sanitaria da SarsCov2. Sono stati investiti complessivamente circa 3.000.000 di euro, dei quali 558.325 euro per lavori edili ed impiantistici 2.500.000 euro per strumentazioni ed attrezzature. Gli impianti e le attrezzature di ultima generazione sono valorizzati da un layout moderno e rispondente alle più recenti raccomandazioni delle società scientifiche in tema di requisiti strutturali e tecnologici di accreditamento: separazione strutturale degli ambienti di degenza dalle postazioni di lavoro del personale sanitario, tale da consentire il mantenimento di un differente gradiente pressorio tra i due ambienti (positivo- per l’utilizzo ordinario o negativo- per l’utilizzo come Terapia Intensiva COVID-19); misure di prevenzione delle infezioni nosocomiali (distanziamento fra i letti di degenza) e molto altro.

ASSISTENZA

«Nella fase 1 dell’emergenza Covid – ricorda la direttrice sanitaria Emilia Anna Vozzella – tutti i posti letto esistenti di terapia intensiva, più un intero blocco operatorio riconvertito, sono stati destinati esclusivamente alla cura intensiva e subintensiva di pazienti Covid. Nella fase pandemica di necessaria contrazione delle attività chirurgiche ordinarie, gli interventi chirurgici urgenti e indifferibili, il cui post operatorio necessitava di cure intensive, sono stati seguiti nel reparto di terapia intensiva post-operatoria cardiochirurgica. L’attenuarsi della diffusione dell’epidemia e il passaggio alla fase 2 hanno imposto, da una parte, la progressiva ripresa delle attività con adeguate garanzie di sicurezza e contenimento del rischio e, dall’altra, di conservare la capacità di fronteggiare l’eventuale recrudescenza dell’epidemia». La nuova terapia intensiva della Federico II può consentire, in base alle indicazioni regionali, di riservare posti letto al Covid anche durante la fase 2 e, spiega il professor Giuseppe Servillo «nel contempo, riprendere a pieno regime anche le attività chirurgiche di elevata complessità che richiedono cure intensive post-operatorie». Sarà anche possibile riprendere a pieno regime tutte le attività chirurgiche e decongestionare le Rianimazioni degli altri ospedali, in primis del Cardarelli, ma con la possibilità, in ogni caso, di rispondere tempestivamente ad una eventuale recrudescenza della pandemia.

 

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