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Smartworking e mal di schiena: le sedie ergonomiche aiutano a ridurre i dolori posturali

mal di schiena, immagine scheletro 3d

L’emergenza COVID-19 ha cambiato profondamente il nostro modo di vivere, lavorare, relazionarci. Dopo mesi di posture sbagliate e di permanenza prolungata davanti al computer, un italiano su due ha rilevato un aumento dei  dolori cervicali e lombari, oltre che alla colonna vertebrale. È quanto emerge da una ricerca presentata da Assosalute, condotta su 1000 cittadini italiani.

La causa è da ricercare proprio nell’aumentata sedentarietà e nelle posture scorrette assunte su sedie non ergonomiche. La maggior parte dei lavoratori in smartworking si sono ritrovati a trascorrere molto tempo in postazioni poco idonee: una sedia rigida può causare dolori a tutta la colonna vertebrale, sia nella parte alta cervicale e dorsale, sia in quella bassa lombosacrale.

Adesso che la quarantena è finita ma il lavoro agile no, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia consiglia di rendere la propria postazione di lavoro più confortevole, con l’utilizzo di sedie ergonomiche che favoriscano la corretta postura davanti al computer.

Smartworking e mal di schiena: le caratteristiche di una sedia ergonomica

Per ridurre gli effetti disastrosi del lavoro agile sulla schiena, le sedie ergonomiche devono presentare alcune importanti peculiarità:

1) Devono avere lo schienale a forma di S e un’altezza che permette di formare un angolo di 90° tra colonna vertebrale e gambe, in modo da alleviare il peso che grava sulla regione lombosacrale.

2) Le sedie devono anche avere la possibilità di essere regolate in altezza, in modo che risultino adattabili alle diverse caratteristiche fisiche.

3) Devono essere dotate di braccioli, che permettono di rilassare spalle, collo e braccia.

4) Meglio se hanno le rotelle, che rendono più semplici gli spostamenti, senza caricare troppo la colonna vertebrale.

Esistono poi alcuni tipi di sedie dal design nuovo, prive di schienale, con appoggio sulle ginocchia, ideate in Svezia negli anni ’70. Sicuramente la posizione che permettono di assumere è naturale, ma poco adatta a chi soffre di problemi cervicali o di circolazione alla gambe.

In conclusione, è preferibile adottare una postazione che consenta al lavoratore di appoggiare gli avambracci sul tavolo, in modo da scaricare la tensione di schiena, spalle e collo e assumere una posizione con la schiena preferibilmente appoggiata allo schienale, con gambe e colonna vertebrale che formano un angolo di 90 gradi. Anche cambiare spesso posizione è un accorgimento importante, per evitare di sovraccaricare sempre la stessa zona. È buona norma fare una pausa di circa 15 minuti ogni due ore: serve a riposare la vista, a sgranchire le gambe e distendere la schiena.

Ovviamente si tratta di accortezze utili a prevenire i dolori posturali causati dallo smartworking. Nel caso in cui, invece, esistano patologie pregresse legate alla postura, è necessario contattare il proprio medico, che saprà indirizzare verso le terapie o le tecniche di riabilitazione posturale più adatte alla propria condizione.

 

 

 

 

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