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Insufficienza cardiaca, un microcomputer che sfrutta l’AI può salvare la vita

insufficienza cardiaca

La tecnologia può salvare la vita, stavolta grazie a un microcomputer che, se impiantato nel cuore, aiuta a monitorare in maniera continua l’insufficienza cardiaca, comunicando in tempo reale i dati al medico, che è in grado di gestire meglio la malattia e dosare le terapie.

La tecnologia in campo medico continua a fare passi da gigante: grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, questo dispositivo è in grado di dare supporto a pazienti – per lo più over-65 – che soffrono di scompensi cardiaci.

Il microcomputer che salva la vita

I ricercatori hanno sviluppato un minuscolo dispositivo wireless che, se impiantato nel cuore, tiene traccia degli scompensi cardiaci e li comunica al medico via wireless: in questo modo si può evitare che in molti casi il paziente venga ricoverato d’urgenza e, in generale, si aiuta il medico a gestire la patologia nella maniera più sicura e meno invasiva possibile.

Il dispositivo, progettato dall’azienda Vectorius, si chiama V-LAP e al momento è testato su una decina di pazienti al mondo, tra i quali ci sono 4 italiani. Si tratta di pazienti over-65, la fascia più colpita da questa patologia: il 10% degli over-65 soffre di scompensi cardiaci e 1 decesso su 10 è causato proprio dall’insufficienza cardiaca.

Grazie all’utilizzo del microcomputer V-LAP e al continuo monitoraggio delle condizioni di salute del cuore, sarà possibile evitare frequenti ricoveri che causano non soltanto stress fisico per il paziente, ma anche sovraccarico per il sistema sanitario italiano. Il monitoraggio continuo è inoltre un modo intelligente per evitare complicanze della patologia, prevenire gravi scompensi e salvare la vita di molti pazienti.

L’unico modo che si ha per verificare il grado di insufficienza cardiaca in un paziente è misurare la pressione del sangue nell’atrio sinistro del cuore. Ad oggi, per farlo, è necessario un intervento di cateterismo cardiaco, che consiste nell’inserimento di un catetere nel cuore per la misurazione, che poi viene rimosso. Gli svantaggi di questo tipo di misurazione sono molteplici, perché è un intervento invasivo e perché non fornisce un monitoraggio continuo.

Il microcomputer V-LAP permette di superare i limiti delle tecniche attuali: viene impiantato fra i due atri cardiaci con un intervento poco invasivo, della durata di circa un’ora, e richiede il ricovero del paziente di una sola notte. Il dispositivo viene ricaricato dall’esterno e ha, dunque, un’autonomia illimitata. I dati vengono inviati via wireless al cardiologo, che può monitorare il proprio paziente anche a molti chilometri di distanza.

Un monitoraggio accurato dell’andamento della patologia consente al medico di dosare in tempo reale le terapie, con aggiustamenti che permettono di ridurre i sintomi ed evitare effetti collaterali che potrebbero peggiorare le condizioni e portare al ricovero del paziente.

La sperimentazione è ancora in fase iniziale: in tutto sono 10 i pazienti in cui è stato impiantato il V-LAP; occorrerà monitorarli per comprendere meglio l’efficacia del dispositivo e il suo impatto sulla salute del cuore di questi pazienti.

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