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Alzheimer, ecco perché le donne si ammalano di più

alzheimer. Una donna abbraccia una donna anziana e sorridente

Le donne si ammalano di Alzheimer più degli uomini e l’ipotesi che spiegherebbe questo dato non risiederebbe nel fatto che il sesso femminile abbia un’aspettativa di vita più lunga, ma negli estrogeni e nella loro riduzione in menopausa. Lo studio italiano, pubblicato sulla rivista Progress in Neurobiology, porterebbe nuove conferme a questa ipotesi.

Decorso e sintomi dell’Alzheimer

L’Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che distrugge le cellule del cervello ed è la più diffusa tra le forme di demenza. Si manifesta con lievi perdite di memoria, fino a concludersi con grossi danni ai tessuti cerebrali, ma la rapidità con cui i sintomi peggiorano varia da persona a persona.
Nel corso della malattia i deficit cognitivi aumentano e possono portare il paziente a gravi perdite di memoria, a porre più volte le stesse domande, ad avere disorientamenti sul tempo, sulle persone e sui luoghi, ma anche a trascurare la propria sicurezza personale, l’igiene e la nutrizione.

Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi della malattia. I disturbi cognitivi possono presentarsi anche anni prima che venga formulata una diagnosi di demenza di Alzheimer: all’inizio della malattia le persone cominciano a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui le perdite di memoria diventano così invalidanti da compromettere la vita della persona in tutti i suoi aspetti.

La malattia di Alzhimer oggi colpisce il 5 per cento delle persone over 60 e in Italia si stimano circa 500mila ammalati.

I risultati della ricerca sull’Alzheimer

Il progetto di ricerca, finanziato dall’Associazione Americana per la malattia di Alzheimer (SAGA-17-418745) e pubblicato sulla rivista Progress in Neurobiology, ha portato alla scoperta le donne sono più colpite da questa malattia a causa della riduzione degli estrogeni in menopausa, poiché questi ormoni svolgono una funzione protettiva contro la morte cellulare (apoptosi) e l’infiammazione che favorisce la formazione di placche di Beta amiloide, il cui accumulo è tra le principali cause della patologia.

Questi risultati rafforzano ulteriormente l’importanza degli studi che mirano a identificare le differenze di genere e a verificare se queste si associano a una maggiore probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer, ma aprono anche molti interrogativi per gli scienziati, che dovranno continuare a fare ricerche per cercare di fornire le risposte: ad esempio, la supplementazione di ormoni estrogeni in post menopausa può servire a preservare le donne dall’Alzheimer? gli ormoni maschili sono protettivi, se la mancanza di quelli femminili mette a rischio di sviluppare la malattia?

La ricerca dovrà essere approfondita, sperando che porti a fare maggiore luce su questa malattia che ha un grande impatto sui malati e sulla vita delle loro famiglie.

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