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Medici di famiglia: «Fate assegnazioni o dite ai cittadini cosa accadrà».

Covid

Per i sindacalisti della FIMMG Napoli «c’è una verità che nessuno ha il coraggio di dire ai cittadini campani». Una verità che tra qualche mese potrebbe trasformarsi in una «catastrofe assistenziale». L’allarme lanciato da Luigi Sparano e Corrado Calamaro riguarda la carenza ormai drammatica di medici di famiglia. Fatto che, nel pieno di una pandemia che vede proprio nel medico di famiglia una figura centrale, crea non poco sconcerto . «Se non si vogliono assegnare nuovi medici – sottolineano da FIMMG Napoli – almeno si abbia il coraggio di dire ai cittadini che nel momento del picco richiamo di restare soli». In una nota indirizzata ai media, i sindacalisti FIMMG parlano della possibilità, più che concreta, di trovarsi senza medici di famiglia, privi di assistenza primaria nel pieno della pandemia.

ALLARME INASCOLTATO

L’allarme era stato lanciato già in tempi non sospetti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) e viene ora ripreso con enorme preoccupazione anche dai medici di Napoli e provincia che, con più di 1.200 studi su tutto il territorio, coprono una popolazione di circa 1milione 500mila persone.  Allo spettro del pensionamento (quinquennio 2019-2024) si aggiungono le criticità del Covid-19. «Dal 2019 è iniziata una quiescenza che vede coinvolti il 65% dei medici in servizio», proseguono Calamaro e Sparano. «Manca un turnover che faciliti l’inserimento in professione dei medici formati in medicina generale (in possesso del diploma di formazione in medicina generale) e di coloro che hanno titoli equipollenti (abilitati al 31.12.1994) che detengono i requisiti per l’accesso alla professione di medico di famiglia».  In particolare, già da quest’anno, in assenza di un meccanismo regionale di assegnazione contestuale di incarichi, la popolazione si sta ritrovando senza quei medici di famiglia necessari per l’assistenza primaria. «O si fa spazio ai giovani – concludono i sindacalisti – o rischiamo di trovarci in un inverno bollente. Chi pensa che il peggio sia già passato con la prima ondata rischia di avere un brutto risveglio. Sarebbe gravissimo se ci facessimo trovare impreparati, perché a farne le spese sarebbero i cittadini».

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