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La medicina del lavoro ai tempi del Covid

Covid, cure domiciliari
La pandemia ha stravolto il nostro mondo, con ricadute pesantissime sul mondo del lavoro. Ecco il punto di vista di Giovanna Spatari, presidente SIML

«Il Covid ha cambiato radicalmente il nostro modo di lavorare, un cambiamento che si è evoluto tra luci e ombre». A fare il punto sul rapporto tra salute e lavoro ai tempi del Covid-19 è stata la professoressa Giovanna Spatari, presidente della Società Italiana di Medicina del Lavoro. Intervenuta ai microfoni di Radio Kiss Kiss per il consueto appuntamento dedicato da PreSa ai temi della salute e della prevenzione, Spatari ha spiegato che la pandemia ha portato all’avvento di «nuove forme di lavoro» e ha portato all’accelerazione di «un processo di ammodernamento che fosse poi anche compatibile con le necessarie misure di prevenzione». Spatari ha sottolineato gli effetti negativi sotto il profilo delle relazioni sociali, fortemente compresse dall’esigenza di isolamento, ma ha anche messo in evidenza come sotto molti altri aspetti il lavoro agile abbia migliorato la vita di molti. Insomma, una medaglia con due facce molto diverse tra loro.

LAVORATORI FRAGILI

In questo contesto, centrale anche se poco noto ai più è stato ed è il contributo dei medici del lavoro. «I medici del lavoro – ha spiegato la presidentessa Spatari – sono medici che si muovono molto sulla prevenzione, ma che non hanno solo funzioni sanitarie. Hanno fatto molto, e stanno facendo molto, perché agiscono in un contesto nel quale viene richiesto un impegno a 360 gradi. Sono anche cruciali per il supporto che offrono ai datori di lavoro e ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza».
E qui si innesta il concetto di “lavoratori fragili”, che devono essere tutelati e messi nelle giuste condizioni di lavoro. «Queste persone – ha continuato Spatari -, per condizioni patologiche pregresse o in corso, possono essere più suscettibili a contrarre l’infezione o ad avere un decorso complicato qualora si ammalassero. Oggi sappiamo che la fragilità non riguarda solo l’età, ed è il medico competente che deve identificare questi soggetti e garantire un’integrazione graduale. Resta poi la considerazione che «anche se gli ambienti di lavoro sono oggi tra i luoghi più sicuri, la vera sicurezza la si ha solo con comportamenti responsabili. In questo senso siamo tutti protagonisti della nostra salute e di quella di chi ci sta vicino».

ASCOLTA QUI L’INTERVISTA:

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