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Covid, la giungla dei tamponi e dei test rapidi

isolamento Test rapidi e sierologici

Tra test sierologici e tamponi non sempre è facile orientarsi. In pochi mesi abbiamo dovuto prendere confidenza con strumenti diagnostici e termini che prima non avremmo mai immaginato di poter (o dover) conoscere. Una valanga di nuove informazioni che ci ha sommerso, spesso creando non poca confusione anche per colpa di una comunicazione non sempre chiara e univoca. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza tra i diversi test, spiegando a cosa servono e quando vanno fatti. In generale si può dire che il tampone molecolare naso-faringeo dovrebbe essere fatto al soggetto sospetto il più precocemente possibile alla comparsa dei primi sintomi mentre il test sierologico è utile per scoprire l’andamento anticorpale, identificare potenziali donatori di siero terapeutico, definire il tasso di letalità, diffusione geografica e nelle diverse fasce di età. 

TAMPONE MOLECOLARE 

Il più noto a tutti è il tampone molecolare, il test standard per identificare il Covid-19, perché rileva la presenza di materiale genetico del coronavirus SARS-CoV-2 nell’organismo. Il test si effettua con un Cotton fioc molto sottile grazie al quale si preleva un piccolo quantitativo di muco dalla faringe. Un’operazione semplice e per nulla dolorosa che dura solo pochi secondi. Anche il tampone molecolare può generare un falso negativo, ma nella stragrande maggioranza dei casi l’esito è accurato. Cosa ben diversa è il tampone antigienico rapido. Questi tamponi non rilevano il genoma virale, si focalizzano sulla ricerca di alcune proteine di superficie del coronavirus. Si chiama “antigienico” perché si fa riferimento agli antigeni, che sono le sostanze riconosciute dagli anticorpi umani come estranee al nostro organismo, come sono appunto le proteine virali che il tampone antigenico è in grado di individuare nelle secrezioni faringee sfruttando una reazione biochimica. Ovviamente il tampone antigienico offre la possibilità di avere un risultato in pochi minuti, ma non sempre l’esito è accurato. Si arriva al massimo ad una precisione del 90 per cento.

SIEROLOGICO 

Tutt’atra cosa sono i test sierologici, che analizzano il sangue per scoprire se si è entrati in contatto con il virus e se il nostro sistema immunitario ha reagito con la produzione di anticorpi. Nel caso di test sierologico si sente parlare di IgM e IgG, vale a dire degli anticorpi coinvolti. Sono le immunoglobuline IgM (le prime a essere prodotte in caso di infezione) e IgG (succedono alle IgM quando il livello delle prime scende). Se nel campione di sangue vengono rilevate le IgG significa che l’infezione è avvenuta in passato. A oggi non è ancora chiaro se un soggetto con anticorpi IgG sia immune. Quindi con un sierologico possiamo sapere se c’è stata un’esposizione al virus, ma la positività è tardiva e quindi non è un test utile a rilevare un’infezione in corso. Per fortuna in brevissimo tempo le tecnologie per identificare il Covid-19 si sono evolute e la speranza è che presto si possa disporre di un test rapido capace di individuare il virus nell’organismo dando un risultato quasi immediato.

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