Bambini

MIS-C, la sindrome correlata al Covid che sta colpendo i più piccoli

Sindrome MIS-C, uno dei disegni della piccola Luisa
Casi in aumento per questa infezione sistemica che sembra svilupparsi in alcuni bimbi ormai guariti. Su Facebook l'allarme di Vincenzo Tipo, responsabile del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon di Napoli.

Una sindrome misteriosa sta colpendo diversi bambini affetti da Covid, una sorta di infezione sistemica che sembra svilupparsi in alcuni bimbi ormai guariti. L’allarme traspare da un post del responsabile del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon di Napoli, Vincenzo Tipo. È lui a raccontare la storia di Luisa (nome di fantasia a tutela della sua privacy) una bellissima bambina di 5 anni che, scrive il medico, circa 6 settimane fa ha contratto il Covid insieme alla sua famiglia. La bimba è rimasta del tutto asintomatica e si è negativizzata in breve tempo. Tornata a giocare, la sua vita sembrava proseguire senza problemi, tuttavia dopo circa 3 settimane è stata colta da febbre molto alta, dolori muscolari, cefalea, congiuntivite e un violento dolore addominale. Immediata la corsa in ospedale e netta la diagnosi: peritonite. Ma è in sala operatoria che il chirurgo, poco convinto della diagnosi, decide di non operare e di trasferire la bimba al Santobono. Arrivata al pediatrico di Napoli, la bimba continua ad avere sintomi preoccupanti, le vengono fatti esami, radiografie, ecografie, visite specialistiche. Per gli esperti del Santobono non ci sono dubbi: si tratta di MIS-C (Sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid).

LOTTA CONTRO IL TEMPO

Immediato l’inizio della terapia, ma la piccola Luisa non migliora. Vengono aumentati i dosaggi, modificate le terapie. Niente. «Il cuore inizia a dare segni di sofferenza – scrive Tipo nel suo post –  siamo a un passo dalla rianimazione. Ci presentiamo dalla madre, senza il coraggio di guardarla negli occhi, con un foglio in mano. Il consenso ad una terapia cosiddetta “off label”. La madre è preoccupata ma firma, è disperata. Percepisce l’ansia nei nostri gesti. In breve tempo il farmaco è in reparto e inizia la nuova terapia». Si fa sera e i medici, ormai a fine turno, continuano a scambiarsi messaggi. «Al mattino seguente siamo tutti lì. La collega del turno di notte ci accoglie con un sorriso: la piccola è sfebbrata». Inizia una lenta ma costante ripresa. Luisa riprende a mangiare, ad interagire, vuole disegnare. Passano i giorni e i miglioramenti sono importanti. Luisa è felice, sorride. Vuole uscire ad abbracciare il padre. «Restiamo un minuto con la mamma per salutarci – racconta Tipo – ci consegna i disegni della bimba: un foglio tutto nero che rappresenta lo stato d’animo dei primi giorni. Poi un disegno in cui ritrae medici e infermiere. Poi ancora  disegna l’arcobaleno (inizia a sentirsi meglio) e infine il ritorno alla normalità: un disegno che la ritrae mentre gioca.

NUOVI CASI

Ad allarmare i medici è stato poi il sopraggiungere tanti altri casi come quello di Luisa. Ben presto con la stessa sindrome arrivano tanti altri bimbi. «Questo maledetto virus è subdolo e può far male, molto male – scrive il responsabile del pronto soccorso pediatrico -. Non guarda in faccia a nessuno. Unica arma per fermarlo è il vaccino. Io mi vaccinerò, per me stesso, per la mia famiglia,  per le persone a cui voglio bene. Ma anche per Luisa, Francesco e Tonia, i bambini non dovrebbero mai conoscere “il nero” e che hanno diritto a vivere una vita a colori».

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