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La percezione distorta dell’inquinamento atmosferico

Inquinamento e cambiamento climatico, 1,4 milioni di morti l'anno. Nell'immagine si vede il cielo di una metropoli invaso dai fumi e dalle polveri di industrie

Uno studio ha rivelato l’errata percezione riguardo alle principali cause dell’inquinamento dell’aria: industria e traffico anziché agricoltura e allevamento. L’analisi è stata realizzata dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), assieme alle Università di Urbino e Vienna. Lo studio, pubblicato su AMBIO, ha messo in luce la percezione che l’opinione pubblica ha in sette paesi europei riguardo alle cause dell’inquinamento atmosferico. Oltre 16.000 cittadini di Italia, Austria, Belgio, Germania, Polonia, Svezia e Regno Unito sono stati intervistati per rispondere su quali settori rappresentassero, a loro parere, la principale causa di inquinamento dell’aria.

La percezione dell’inquinamento atmosferico. Lo studio

I sette paesi sono stati scelti in quanto rappresentativi di diverse realtà socio-economiche, politiche e culturali e, come tali, della intera società europea. Gli intervistati avevano cinque opzioni fra cui scegliere: agricoltura e allevamento, riscaldamento domestico, rifiuti, industria, traffico veicolare. Le risposte sono state analizzate sulla base di dati oggettivi quali età, genere, livello di scolarizzazione e tipologia dell’area di residenza.

“Con limitate differenze fra le tipologie di intervistato e di cittadinanza, i due settori indicati dagli intervistati come principali responsabili dell’inquinamento dell’aria sono stati di gran lunga industria e traffico veicolare, una percezione errata. Le filiere di agricoltura e allevamento sono in realtà le principali responsabili di emissioni di ammoniaca la quale, una volta emessa nell’aria, si trasforma in sale d’ammonio, ovvero la componente dominante del PM2.5, le cosiddette polveri sottili, responsabili degli effetti più gravi dell’inquinamento atmosferico sulla salute”, sottolinea Sandro Fuzzi del Cnr-Isac. “Lo studio ha anche ipotizzato le cause di questa falsa percezione dei cittadini. Queste vanno dalla scarsa informazione che la scienza e le pubbliche autorità forniscono al pubblico, all’aumento di notizie non controllate sui social media che causano, a loro volta, una sempre più manifesta sfiducia nella scienza cosiddetta ufficiale. Nel caso specifico assume inoltre importanza lo stereotipo della campagna quale luogo ideale in cui vivere e depositario di importanti valori sociali e di tradizione”. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto europeo SEFIRA (Socio-Economic implications For Individual Responses to Air pollution policies in EU+27).

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