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Si può dire cancro? Spopola sul web la campagna con The Jackal

Un momento della campagna si può dire cancro?

Si può usare l’ironia per parlare di cancro? A quanto pare non solo si deve, ma è anche bene farlo. L’esempio arriva dalla campagna “Si può dire cancro?”, promossa da Pfizer, che sta spopolando sul web e che vede i The Jackal impegnati in interviste ad alcuni tra i più famosi oncologici ed esperti di questo campo. Il principio alla base della campagna è  semplice, ma anche molto importante: di cancro non si parla mai in modo chiaro. Per pudore, o forse solo per paura, è una malattia che si trova sempre modo e maniera di non nominare, utilizzando spesso perifrasi, di solito ispirate al concetto di battaglia, o peggio guerra. “Il brutto male” per definizione, come se gli altri mali non lo fossero. 

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COME UNA PAROLACCIA

Il leitmotiv della campagna appare chiarissimo sin da subito, in un’intervista tra Fabio Balsamo e la psicologa-oncologa Gabriella De Benedetta il disagio nel pronunciare la parola “cancro” emerge sin da subito in un modo esilarante, che fa riflettere. Nel presentare al pubblico la dottoressa, Balsamo finge di leggere dal copione e quando arriva alla parla impronunciabile si arresta come se si trattasse di una parolaccia. Dopo una serie di stop e nuovi ciak, alla fine Gianluca Fru (nei panni del regista) gli chiede di leggere semplicemente il copione e di dire “cancro”. Stupito, Balsamo esordisce: «Ma si può dire cancro?».

I VIDEO

Diffusi sul canale YouTube e i social media dell’azienda, i video sono stati progettati partendo dalla riflessione che in un contesto come quello attuale, in cui tutto è più complesso, gli equilibri già instabili dei pazienti oncologici e dei loro familiari subiscono una spinta ulteriore, le criticità oggettive del quotidiano aumentano: la fatica della cura, i piccoli gesti di vicinanza, le strategie da attuare per non scivolare nella negatività, per non avere paura di curarsi, per non dimenticare che la vita va avanti, perché – come dirà una delle esperte – «la malattia non è la vita e la vita non deve fermarsi a causa del cancro». «Spesso ci è capitato di lavorare a campagne di comunicazione istituzionali o che trattano temi che solitamente vengono veicolati in una modalità molto convenzionale. E puntualmente proviamo a ribaltare il punto di vista dando una visione originale e anticonvenzionale.” – commenta Vincenzo Piscopo, Head of Branded content & originals di Ciaopeople. «Questa volta ci sembrava davvero complicato, ma abbiamo fortemente voluto accettare la sfida. L’insight che viene sviluppato all’interno di tutti i contenuti parte da una presa di coscienza, ovvero quella di affrontare la malattia e gli ostacoli fisici e psichici che essa comporta. Da qui nascono le quattro pillole video di “Si può dire cancro” con l’intento di coniugare informazione scientifica con l’intrattenimento».

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