Alimentazione

Pasta e chimica del benessere

Carboidrati, un piatto di pasta

C’è tanta pasta nel lungo lockdown italiano. Cucinata nei modi più vari, è stata proprio la pasta a risollevarci l’umore con proprietà nutrizionali spesso sconosciute ai più. Un pool di esperti ha provato a dare una spiegazione al perché di questo effetto “consolatorio” e il risultato è a dir poco incredibile. Il primo aspetto che emerge è quello relativo ad una sorta di imprinting legato alle nostre tradizioni, è come se le nostre papille gustative fossero in qualche modo “programmate” per amare piatti a base di pasta ai quali siamo abituati sin da piccoli. Anche solo il gesto di addentare la pasta dalla forchetta ha lo straordinario poter e di attivare gli ormoni del benessere che ci danno felicità. 

SOTTO LA LENTE

Provando a scendere più in profondità, come se usassimo la lente di un microscopio, gli esperti si sono accorti poi dell’importanza del profilo nutrizionale della pasta. Uno studio molto recente pubblicato sulla rivista Nutrients e presentato all’ultimo congresso della  Società Italiana di Nutrizione Umana ha sottolineato come al netto delle differenze tra le varie tipologie (tradizionale, integrale, arricchita, etc), la pasta è un alimento ricco di amido (il 70-75%) e che possiede in media il 12-13% di proteine. Molte anche le vitamine del gruppo B (in particolare la B1, che contribuisce al processo di conversione del glucosio in energia) e sali minerali, fra i quali spicca il potassio, e minime quantità di grassi (tra 0,3 e 2 grammi). Ma c’è di più. La pasta piace anche perché il suo consumo aiuta la sintesi di insulina, che, a sua volta, facilita l’assorbimento del triptofano, ovvero di quell’amminoacido precursore della serotonina, che regola la sensazione di benessere. Insomma, la pasta accende meccanismi che agiscono sul nostro umore, rendendoci più felici.

AMMINOACIDI

«La relazione tra cibo e umore è complessa e dipende da molte variabili – spiega Elisabetta Bernardi, divulgatrice scientifica e nutrizionista dell’Università di Bari-. È vero che il triptofano è contenuto anche in altri alimenti più ricchi di proteine, ma quando mangiamo una bistecca o del pesce il triptofano compete con altri amminoacidi di grandi dimensioni per essere assorbito dal cervello. Quando invece scegliamo un piatto di pasta, ricca di carboidrati, il triptofano può andare velocemente al cervello grazie all’azione dell’insulina, mentre gli amminoacidi ‘rivali’ vengono assorbiti dalle cellule dei tessuti».

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