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Depressione coinvolge tutto l’organismo, non solo la mente

Ansia e depressione, un uomo in bianco e nero appoggiato su un vetro mentre fuori piove

Quando subentra la depressione tutto il corpo si ammala. Se prima questo disturbo veniva visto come un qualcosa di strettamente legato alla mente o al cervello, in realtà l’organismo umano non funziona a compartimenti stagni e ogni funzione è interconnessa alle altre.

Sappiamo con certezza che chi soffre di depressione maggiore va incontro più facilmente a problemi fisici, come diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi e demenza. Inoltre ha un rischio aumentato di mortalità, indipendentemente dall’azione di fattori concomitanti come i cambiamenti degli stili di vita che la malattia comporta. Oggi una nuova ricerca ha fatto un ulteriore passo in avanti, individuando i meccanismi con cui la depressione maggiore coinvolge l’intero organismo, arrivando a modificare l’informazione genetica e interferendo così con la mortalità.

Depressione: due anni di invecchiamento cellulare

Chi soffre di depressione va incontro a un invecchiamento precoce a livello cellulare. Una conclusione cui è giunta a una ricerca pubblicata sulla rivista Translational Psychiatry che ha quantificato il danno cellulare in almeno due anni, anche se non sempre i segni dell’ invecchiamento sono visibili esternamente. Lo studio è stato guidato da Ekaterina Protsenko della School of Medicine dell’University of California di San Francisco, Il team ha esaminato il cosiddetto “orologio epigenetico”, cioè lo stato di specifici tratti del DNA che influenzano la mortalità. Con il normale processo di invecchiamento il DNA tende a “rovinarsi” a livello molecolare, perché aumenta la presenza di fenomeni cosiddetti di “metilazione”, cioè aumentano i gruppi chimici metilici. Con la depressione maggiore la metilazione del DNA di questi tratti specifici risulta incrementata, a questo meccanismo gli esperti hanno ricondotto l’aumentato rischio di mortalità. Allo studio hanno preso parte circa cinquanta persone affette da depressione maggiore che non erano in quel momento trattate con antidepressivi e che sono state confrontate con un gruppo di controllo sano, tenendo conto di eventuali fattori potenzialmente confondenti come sesso, età, indice di massa corporea e abitudine al fumo di sigaretta. Lo studio dimostra che la depressione va ripensata come un disturbo che è parte dello stato generale di salute di un individuo.

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