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Covid: recuperate 13 sequenze del virus archiviate nel 2019 e poi cancellate

sequenze

L’origine dell’epidemia da SARS-CoV-2 non è il mercato ittico. Lo conferma l’ultima ricostruzione di uno scienziato che ha recuperato alcuni genomi presi da un archivio ambulatoriale dell’Università di Wuhan precedente al dicembre 2019, poi fatto sparire dalla Rete. Questo prova che i ceppi virali isolati al mercato ittico di Wuhan fossero successivi a quelli raccolti con tampone nasale dai pazienti ambulatoriali, il che suggerisce che il mercato ittico non sia stata l’origine dell’epidemia da COVID-19, come già era emerso in altre analisi e confermata dall’indagine congiunta Oms-Cina. In sostanza, i primissimi casi sono precedenti al dicembre 2019 e le sequenze analizzate anche in Paesi fuori dalla Cina (tra cui l’Italia) sono più vicine al progenitore-virus dei pipistrelli rispetto a quelle del mercato ittico.

Le prime sequenze del virus prima del dicembre 2019

Il ricercatore di Seattle, Jesse Bloom, virologo presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center, ha scoperto nella rete 13 sequenze del primissimo SARS-CoV-2 di Wuhan appartenenti a un set di oltre 200 campioni di virus dei primi casi di COVID-19 raccolti presso il Renmin Hospital di Wuhan, successivamente scomparsi da un database scientifico online. Restano aperti gli interrogativi sul perché dati così importanti siano stati cancellati dalle banche dati disponibili a tutti gli scienziati, al di là della provenienza del virus o meno da un laboratorio.

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