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Terza dose, si parte da alcune categorie di fragili

vaccini terza dose, una boccetta contenente dose di vaccino anti covid che è sicuro anche per chi soffre di allergie

Tutto pronto, o quasi, per partire con la somministrazione delle terze dosi ai soggetti fragili. Conclusa la prima fase delle vaccinazioni, ora è il momento delle cosiddette terze dosi “addizionali”, che per ora saranno somministrate a quanti rientrano in un elenco ben preciso di fragili definito in una circolare del Ministero della Salute. In particolare, dalla prossima settimana si partirà con quanti vivono condizioni di salute particolari. Ovvero: 1 trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva; 2 trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia 
immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica); 3 attesa di trapianto d’organo; terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR- 
T); 4 patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure; 5 immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, 
immunodeficienza comune variabile etc.); 6 immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea 
ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con 
rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.); 7 dialisi e insufficienza renale cronica grave; 8 pregressa splenectomia o sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ 
< 200cellule/μl o sulla base di giudizio clinico.

DOSI BOOSTER

Al di là delle terze dosi “addizionali” ci sono poi quelle che si definiscono dosi booster, che però al momento non son ancora state autorizzate. Per dose “booster” si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata per mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio , per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale (ad esempio gli operatori sanitari). La dose “booster” va somministrata dopo almeno sei mesi dall’ultima dose e al momento, in base alle indicazioni del CTS, si considera prioritaria la somministrazione della dose addizionale nei soggetti trapiantati e immunocompromessi. Insomma, per ora niente dosi booster. Ma è chiaro che presto o tardi un po’ tutti saremo chiamati ad una nuova immunizzazione, unico modo per tornare – si spera presto – ad una vita libera dalle mascherine.

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