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Tumore al seno: prolungare terapia ormonale riduce rischio recidive

Tumore al seno

Prolungare la terapia ormonale dopo un’operazione per tumore al seno può ridurre ulteriormente il rischio di recidive. Lo dimostra uno studio che ha esaminato  gli effetti degli inibitori dell’aromatasi (letrozolo) assunto per 5 anni dopo tamoxifene anziché i due o tre previsti dagli attuali standard terapeutici. L’indagine, pubblicata sulla rivista The Lancet Oncology, è stata condotta su oltre duemila pazienti seguite in 69 centri in Italia e per la prima volta monitorate per un periodo di osservazione molto lungo (circa 12 anni).

I farmaci ormonali dopo un tumore al seno

Dopo un tumore al seno, per ridurre il rischio di recidive è dimostrata da tempo l’efficacia della terapia endocrina nel caso di tumori positivi ai recettori ormonali in donne dopo la menopausa. In genere alle pazienti vengono proposti farmaci chiamati inibitori dell’aromatasi (letrozolo, anastrozolo, exemestane) oppure tamoxifene per due o tre anni seguito da inibitori dell’aromatasi per altri due o tre anni. Attualmente le linee guida prevedono la raccomandazione di personalizzare la durata della terapia in base alla tollerabilità degli effetti collaterali e al rischio individuale. Ora un ampio studio randomizzato ha preso in esame la combinazione tamoxifene seguito da letrozolo, dimostrando che prolungare la durata del letrozolo per cinque anni porta dei benefici significativi.

I risultati dello studio

L’indagine ha comparato la terapia estesa con letrozolo per 5 anni a quella standard di 2-3 anni, in pazienti in postmenopausa che avevano già assunto tamoxifene. Assegnando in maniera randomizzata le donne arruolate (un migliaio per ogni braccio sperimentale) ad uno dei due piani di cura, i ricercatori hanno poi monitorato il loro stato di salute nel tempo (poco meno di 12 anni, in media). Alla fine del periodo, fra le donne che avevano assunto tamoxifene e poi letrozolo per 5 anni le ricadute sono state meno frequenti: nel 20,7% dei casi rispetto al 25,4% delle pazienti che avevano sospeso dopo 2-3 anni. La sopravvivenza libera di malattia a 12 anni è stata registrata nel 62% delle pazienti del gruppo di controllo e nel 67% delle pazienti del gruppo con cura prolungata.

Gli effetti indesiderati

Tra gli effetti indesiderati, dolori articolari e muscolari sono apparsi in forma seria, tanto da far sospendere o cambiare il trattamento, nel 2,2% delle pazienti con terapia standard e nel 3% delle pazienti che hanno assunto letrozolo per 5 anni. Le conclusioni sono state che la terapia endocrina con tamoxifene seguito da 5 anni di letrozolo può essere considerata uno fra gli standard ottimali per le pazienti in postmenopausa con tumore della mammella positivo ai recettori ormonali. Fra i sette e otto anni di terapia ormonale dovrebbe essere considerata una durata corretta, dato che prolungare oltre non ha mostrato vantaggi clinici a fronte degli effetti indesiderati. E questi ultimi vanno considerati con attenzione, annotano i ricercatori, coordinati da Lucia Del Mastro, oncologa e responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, nonchè membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi. “Si conferma fondamentale un confronto aperto e proattivo fra medici e pazienti, dato che una corretta e costante aderenza alle cure fa la differenza in termini di risultati clinici ed è importante che le donne siano aiutate ad affrontare i malesseri, piccoli e grandi, legati all’assunzione del farmaco”- concludono i ricercatori.

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