Economia sanitaria

L’altro virus sconosciuto e pericoloso

Papilloma virus, una ricercatrice guarda dei campioni al microscopio

I rischi sono spesso banalizzati o poco conosciuti. La verità è che quella del papilloma umano (HPV) è una famiglia enorme di virus, e non si può ignorare il fatto che alcuni di questi ceppi sono “oncogeni”. Virus che, se non debellati, possono portare a forme tumorali tanto nell’uomo, quanto nella donna. L’aspetto paradossale è che il problema sarebbe quasi del tutto evitabile con la vaccinazione che non solo previene l’infezione, ma anche diverse forme tumorali associate proprio al papilloma virus. Nonostante l’Italia sia stato il primo paese europeo a introdurre la vaccinazione universale dell’adolescente (femmine e maschi) contro il papilloma virus, oggi i risultati in termini di adesione sono molto deludenti. Di qui una situazione, delineata da Airtum, a dir poco preoccupante. Si stima che nel 2020 in Italia ci siano stati 382.670 nuovi casi di tumore, fra questi si stimano 2.360 nuovi casi di tumore alla cervice nella donna, 2.100 tumori ano-genitali e 9.850 tumori delle vie aero digestive superiori (frequenti sia negli uomini che nelle donne) per i quali è nota una frazione attribuibile all’Hpv. Altre patologie molto frequenti e altamente prevenibili grazie alla vaccinazione sono i condilomi genitali e le lesioni precancerose della cervice uterina; responsabili ogni anno, rispettivamente, di 26.600 e 23.000 ricoveri. 

OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

«Facile comprendere perché il raggiungimento di alte coperture vaccinali rappresenti un importante obiettivo di sanità pubblica», spiega Francesco Saverio Mennini, direttore EEHTA-CEIS dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e  presidente SiHTA. «Il quadro tuttavia resta di precario decollo di questa vaccinazione, in particolar modo nel maschio. E a tutto questo nel 2020 si è aggiunto l’impatto della pandemia Covid-19 destinato a protrarsi nel 2021». Dai dati dello studio dell’ EEHTA-CEIS emerge come negli ultimi anni si sia ben lontani dai target di copertura stimate dal Ministero come efficaci. «Seguendo gli attuali trend – prosegue Mennini – potremmo ritrovarci oggi con oltre 1,47 milioni di ragazzi e ragazze che non hanno avuto la possibilità di essere immunizzati contro l’HPV a causa del mancato raggiungimento dei target previsti». Il mancato raggiungimento dei target potrebbe generare per la popolazione presa in considerazione dallo studio dell’EEHTA-CEIS oltre 86 mila casi di malattia che si sarebbero potuti evitare grazie alla vaccinazione, casi che avranno un impatto anche economico rilevante per il sistema paese. L’analisi economica sviluppata tramite il modello epidemiologico stima un costo, in caso di non vaccinazione, di oltre 1,1 miliardi di euro per le 6 coorti analizzate (circa 3,4 milioni di ragazze e ragazzi). La vaccinazione consentirebbe di ridurre solo il 25% di questa spesa se le coperture nel 2019 si attesteranno ai livelli simulati nello scenario peggiore. Il raggiungimento dei target del 95% per ambo i generi potrebbe garantire, invece, una riduzione di oltre 662 milioni di euro rispetto alla non vaccinazione, al netto dei costi sostenuti per implementare il programma di vaccinazione stesso. Se si applicassero i tassi di sopravvivenza a 5 anni per i principali tumori alle stime presentate, esito dalle coperture subottimali osservate, ne risulterebbero: 1.731 morti per tumori alla cervice, 4.390 morti per tumori ano-genitali e 3.170 morti per altre sedi tumorali associate all’infezione da Hpv per un totale di circa 10.000 decessi potenzialmente evitabili. 

COME INTERVENIRE

«Bisogna spingere facendo leva sui medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta – conclude Mennini – e guardare alla scuola secondaria come la sede idonea per momenti di informazione, di educazione e di offerta vaccinale. La pandemia rischia di lasciare un segno indelebile nella salute riproduttiva e non solo di milioni di adolescenti, ma la stessa risposta a questa emergenza ci ha mostrato rari esempi di sistemi organizzativi resilienti. È auspicabile che questo momento sia l’occasione per generare anche vera innovazione nei modelli organizzativi per la promozione della prevenzione vaccinale».

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