Prevenzione

Fibromi uterini: spesso silenti, ma interessano oltre 70% delle donne

fibromi uterini

I fibromi uterini sono la neoplasia benigna più diffusa al mondo. L’incidenza è al 70% nelle donne tra i 30 e i 50 anni, ma secondo gli esperti è un numero sottostimato. In totale, a livello europeo sono circa 24 milioni le donne interessate da fibroma e di queste più di 3 milioni solo in Italia.

Pur essendo formazioni benigne, si tratta di una patologia ginecologica che spesso compromette la qualità della vita della paziente. Una volta diagnosticato un fibroma va monitorato seguendo le prescrizioni del proprio ginecologo e facendo attenzione a quei campanelli d’allarme che possono indicare la necessità di un intervento tempestivo. Ad approfondire l’argomento è la dottoressa Annamaria Baggiani, Responsabile del Servizio di Infertilità Femminile e Procreazione Medicalmente Assistita di Humanitas Fertility Center.

I sintomi dei fibromi uterini

Queste formazioni interessano il tessuto muscolare dell’utero in particolare nelle donne in età fertile. Presentano caratteristiche variabili, per dimensioni, forma, collocazione ed evoluzione. “Possono manifestarsi in maniera silente o asintomatica – sottolinea la specialista –  motivo per cui possono venire individuati casualmente durante una visita ginecologica di controllo, ma anche essere associati a sintomatologia specifica.
I sintomi correlati ai fibromi uterini sono svariati e vanno da un sanguinamento abbondante durante le mestruazioni, a dolori mestruali e addominali accentuati, a dolore durante i rapporti sessuali, a minzioni più frequenti o a una sensazione di “peso” addominale causate da una compressione della vescica. Anche l’anemia può essere una condizione associata al fibroma uterino”. Per quanto riguarda la cura “il ginecologo,– continua la specialista – in base alla sintomatologia riportata dalla paziente e ad altri elementi tra cui l’età e la storia clinica e riproduttiva, saprà indicare il percorso di cura più adatto, che può essere sia farmacologico, sia chirurgico, sia di attesa”.

I rischi di una diagnosi tardiva

“Fibromi diagnosticati in ritardo – continua l’esperta – se associati a sintomatologia importante, o la presenza di fibromi multipli e voluminosi, può comportare un intervento d’urgenza e l’impossibilità di salvaguardare l’utero della paziente. Quando si presenta una situazione clinica del genere, in particolar modo se la paziente è in età riproduttiva, la prima opzione è quella di considerare un trattamento medico o chirurgico conservativo, cercando dunque di evitare l’asportazione dellutero. Ad oggi sono infatti disponibili trattamenti farmacologici grazie ai quali si possono evitare i trattamenti demolitivi, preferibili in donne che hanno superato la menopausa”.
Per quanto riguarda la gravidanza: “i fibromi possono presentarsi in maniera asintomatica anche in questo caso – sottolinea – e alcune tipologie di fibromi possono comprometterla o condizionarla significativamente. I fibromi sottomucosi, infatti, possono ostacolare impianto e sviluppo dell’embrione, arrivando anche al rischio di aborto. I fibromi intramurali possono invece indurre un parto prematuro, per un possibile aumento dell’attività contrattile uterina. Inoltre, in gravidanza alcuni fibromi aumentano di volume, soprattutto nel primo periodo della gestazione, e talvolta provocano dolori e, se molto voluminosi, malposizionamenti fetali”.

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