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Pazienti fragili: chi sono e quali strumenti contro i nuovi virus

pazienti fragili, personale medico intorno a un paziente anziano seduto in un centro ospedaliero

Le popolazioni fragili sono immunocompromesse e immunodepresse. Si tratta di anziani o giovani con patologie che interferiscono nella loro capacità di difendersi dalle infezioni. Possono avere comorbidità e multi patologie. I pazienti fragili hanno a monte delle vulnerabilità, condizioni croniche, genetiche, rare.

Nonostante il COVID-19 sia diventato ‘endemico’ ci sono ancora soggetti per i quali il virus presenta ancora molti rischi. Quest’anno, inoltre, anche l’influenza stagionale sembra avere un impatto significativo. Anche a causa del cosiddetto ‘debito di immunità’. I dati australiani arrivati nella nostra estate, infatti, già preannunciavano una situazione emergenziale. Di covid e fragilità se n’è parlato al Convegno promosso da AIP, dove si sono confrontati pazienti di diverse associazioni, clinici e istituzioni.

Virus e pazienti fragili

“L’esperienza del Covid ci ha insegnato che il paziente fragile può essere esposto a qualsiasi tipologia di virus”. Lo sottolinea Alessandro Segato, Presidente AIP Associazione Immunodeficienze Primitive “quindi, non bisogna abbassare la guardia. L’incontro, organizzato con altre associazioni di pazienti, ha l’obiettivo di aumentare il volume della nostra voce– continua Segato. Al fine di “sensibilizzare le istituzioni a proteggere le persone fragili, con strumenti di prevenzione e cura oggi disponibili (vaccini, antivirali e monoclonali). Rendendoli disponibili nei modi e nei tempi adeguati, anche attraverso l’informazione e la formazione dei medici e dei professionisti della salute. Favorendo la partecipazione protetta al lavoro, alla scuola ed agli altri ambiti sociali in modo che tutte le fasce della popolazione abbiamo strumenti di protezione adeguata alle proprie necessità”.

La medicina proattiva

In questi ultimi due anni e mezzo sono nate nuove possibilità. Gli esperti sottolineano l’importanza di formare la classe medica. L’obiettivo è consentire l’utilizzo di strategie alternative, come gli anticorpi monoclonali. Utili non solo per la cura, ma anche per la profilassi pre-esposizione.

La medicina proattiva è anche detta di ‘iniziativa’. Lo specialista che ha in carico il soggetto fragile ha il compito di invitarlo alla vaccinazione o alla profilassi pre-esposizione. In Italia i primi anticorpi monoclonali sono stati autorizzati da Aifa a novembre 2021. Secondo i report dell’Agenzia, ad oggi la prescrizione degli anticorpi monoclonali va piuttosto a rilento. Ciò riguarda soprattutto i nuovi, indicati per la profilassi pre-esposizione. Anche se il loro utilizzo ha mostrato di diminuire gli accessi in pronto soccorso e le ospedalizzazioni, la durata della malattia e i decessi.

Chi sono i pazienti fragili

I pazienti fragili “sono le persone individuate dal Piano nazionale vaccini anti-Covid-19 per rischio elevato di sviluppare forme gravi di Covid-19”. La causa può essere un danno d’organo pre-esistente, una malattia rara, una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 (estremamente vulnerabili) o una grave disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica), ai sensi della legge 104 del 1992 art. 3 comma 3.  Lo ribadisce la professoressa Alessandra Vultaggio, Specialista in Immunologia all’Ospedale Careggi di Firenze. “In alcune classi di pazienti, che presentano livelli di immuno-compromissione il vaccino non manifesta la stessa efficace che nei sani. Per loro sono fondamentali farmaci antivirali da poter utilizzare nelle fasi iniziali dell’infezione. Lo scopo è limitare i tempi di positività del soggetto, con tante ripercussioni favorevoli sia in termini medici che sociali”.

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