Alimentazione Benessere Stili di vita

Tumore alla prostata, con una dieta ricca di vegetali il rischio si dimezza.

Proteine vegetali, un cesto di verdura

Siamo ciò che mangiamo, e l’alimentazione può essere anche una valida alleata contro alcune forme di tumore. Quello alla prostata, ad esempio, lo si può prevenire aggiungendo alla propria dieta il giusto quantitativo di vegetali. Qualcuno potrebbe pensare che questa sia una forma di prevenzione blanda, che non incide più di tanto. Sbagliato. Con la giusta alimentazione, il rischio di progressione di una neoplasia alla prostata scende del 52% e del 53% di recidiva della neoplasia. A certificarlo è uno studio statunitense condotto su oltre 2mila persone, presentato all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium (Asco Gu).

NUOVE PROSPETTIVE

Questo studio apre nuove possibili prospettive sulle raccomandazioni dietetiche dei pazienti, che in Italia sono più di 564mila (se si guarda agli uomini che vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata). E il loro numero è in costante crescita. Si tratta dunque una patologia molto diffusa e fermarne il rischio di progressione deve essere una priorità. Servono però ulteriori indagini per verificare in modo più approfondito quale sia la dieta migliore che deve contemplare un equilibrio tra i vari macronutrienti. Ad esempio, chi sta affrontando una terapia ormonale rischia di andare incontro a una forte perdita della massa muscolare. Ha quindi bisogno di un’alimentazione proteica e non solo ricca di vegetali.

INNOVAZIONE

Innovazione, tecnologia e un costante miglioramento della pratica clinica quotidiana hanno permesso di arrivare a risultati importanti nella lotta ai tumori della prostata. I trattamenti sono più efficaci e consentono di aumentare le aspettative di vita anche per le forme più gravi e avanzate di tumore. Gli ultimi dati sottolineano che in Italia si ha una sopravvivenza a 5 anni di oltre l’80% per le quattro principali neoplasie urologiche: prostata, vescica, rene e testicolo. Da qui l’esigenza di affrontare anche altri aspetti come ad esempio l’alimentazione, oppure la conservazione delle capacità sessuali e riproduttive di un paziente.

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