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Marco “torna a vivere” grazie al suo gesto d’amore

trapianto di rene, una equipé chirurgica

Poche ore da gestire al meglio per un’equipe chirurgica chiamata ad un compito quasi impossibile. Ore di sofferenza per una famiglia che ha perso un proprio caro, ma anche di speranza e gratitudine per tante altre vite che quell’immenso gesto d’amore torna ad alimentare. Andiamo con ordine. La storia è quella raccontata sulle colonne de Il Mattino dal professor Giuseppe Servillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

EMERGENZA

Il primo frame di questa storia riguarda proprio il team di rianimatori federiciani, guidati da Servillo. Sono le 13.30 del 22 febbraio, i medici devono purtroppo constatare la morte encefalica di un giovane paziente. Lo chiameremo Marco, nome di fantasia per rispettarne la privacy. Nel corso della sua vita si era sempre detto favorevole alla donazione degli organi, chiarendo che lui avrebbe voluto così. Nonostante il dolore, sin da subito c’è stata grande sintonia tra la famiglia e l’equipe medica ed infermieristica della Rianimazione per far sì che le volontà di Marco fossero rispettate. Il secondo frame scatta alle 4.00 di mattina del 23, giorno del prelievo degli organi. Grazie al supporto del Centro Regionale Trapianti viene coordinato l’intervento di diverse equipe che arrivano da tutta Italia.

SFIDA QUASI IMPOSSIBILE

Un compito ai limiti dell’impossibile, tenere “in vita” gli organi sino al momento del prelievo. A ricordare quelle ore, cariche di tensione ma anche di speranza, è ancora una volta il professor Servillo. «Per una serie di problematiche, infettivologiche oppure legate al trauma di una protratta ventilazione meccanica, o semplicemente a causa delle comorbidità dei complessi pazienti ricoverati in rianimazione, la donazione dei polmoni raramente riesce ad essere effettuata. Siamo contenti di essere riusciti a garantire la donazione di tutti gli organi, come da volontà del giovane, regalando una grande opportunità a tante persone che aspettavano da tempo di poter ricominciare a sperare. È stato un lavoro complesso e queste ore sono state per tutti molto impegnative, ma anche di grande soddisfazione per l’ottimo risultato raggiunto che ci ricorda l’importanza della donazione consapevole e di quanto dobbiamo lavorare nella direzione di una comunicazione sempre corretta e trasparente». Una storia, quella di “Marco”, che ricorda a tutti quanto sia preziosa la scelta di donare gli organi. Probabilmente, il più grande gesto d’amore che si possa compiere. Ad assistere il professore, l’equipe rianimatoria federiciana composta da Carmine Iacovazzo (coordinatore locale), Antonio Iorio, Maria Vargas e Annachiara Marra. L’equipe anestesiologica che si è occupata del prelievo multiorgano ha visto impegnati oltre al dottor Iacovazzo, Federica Viti e Flavia Cianciulli.

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