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Donne contribuiscono alla salute per 3 miliardi di dollari l’anno. I dati

Salute donna e Donne in sanità, il busto di una dottoressa con camice fucsia
Metà del valore che producono è sotto forma di lavoro non retribuito

Le donne sono una presenza trasversale nel mondo della sanità. Nella professione medica, crescono le quote di specialiste in anestesiologia, geriatria, cardiologia e reumatologia. In generale, le donne si occupano della salute di 5 miliardi di persone e contribuiscono alla salute globale per circa 3 miliardi di dollari l’anno, la metà dei quali sotto forma di lavoro non retribuito.

Se in Italia il trend demografico è in caduta libera, nelle industrie farmaceutiche il numero di figli dei dipendenti è del 45 per cento superiore rispetto alla media nazionale. Un dato legato a politiche di welfare interno che favoriscono, con supporto e servizi, la fase della maternità senza penalizzare le dipendenti.

Secondo l’Istat dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%) con un calo dell’1.1% dal 2020 al 2021. Restano ancora alcune cose da migliorare. Sia nella fase di accesso alla professione che nella progressione della carriera. Senza dimenticare che la parità retributiva resta ancora un gap da colmare.

Il racconto sulle donne in sanità 

Dieci top manager, sei giornaliste, tre testimonial di eccezione e la prefazione di Flavia Bustreo, sono le voci dell’ultimo volume del giornalista Claudio Barnini, Donne Controcorrente in Sanità e Farmaceutica, pubblicato da Mason&Partners

L’ebook gratuito, disponibile su Amazon Kindle e Kobo dai primi di maggio, raccoglie storie professionali e di vita di alcune tra le più importanti figure del mondo sanitario italiano: Giovanna Labbate (Gedeon Ritcher), Silvia Nencioni (Boiron), Barbara Sambuco (Catalent), Amelia Parente (Roche), Valentina Marino (Pfizer), Joanna Jervis (Daiichi Sankyo), Annalisa Adani (Sobi), Samanta De Filippi (Lolipharma), Manuela Caligiuri (Infectopharm), Manuela Maronati (UCB Pharma). E poi Flavia Bustreo, per anni esponente di punta dell’Oms. Passando per la ricercatrice candidata al Premio Nobel, Maria Elena Bottazzie Ilaria Ciancaleoni Bartoli. Quindi un ingegnere, Silvia Peviani, che ha innovato i sistemi informatici di varie realtà aziendali farmaceutiche.

“Anche per ‘Donne Controcorrente in Sanità e Farmaceutica’ ho privilegiato gli aspetti positivi della vita manageriale di tante donne assurte a ruoli di vertice nei vari campi di questo settore, siano essi istituzionali o industriali” racconta l’autore, Claudio Barnini.

Parità di genere nell’industria farmaceutica 

“Ho cercato di raccontare questa ‘onda rosa’ che coinvolge tutto il mondo della Medicina e della Sanità – prosegue. “Sono i numeri a dirlo: secondo recenti dati elaborati dal Ced della FNOMCeO, su 329.263 medici con meno di 69 anni in attività nel Servizio sanitario nazionale, il 52% – ovvero 170.686 – è donna. Tra i 40 e i 44 anni, infatti, le donne sono quasi il doppio dei colleghi uomini.

Si resta sorpresi se si vede ad esempio che nella fascia tra i 30 e i 50 anni, le anestesiste rianimatrici sono 2.667, a fronte di 1.720 colleghi uomini. Per non parlare poi della cardiologia (specialità ‘al femminile’ con 1.622 specialiste rispetto a 1.431 uomoni) e delle giovani geriatre, 1.029 a fronte di 331 colleghi coetanei, fianco alle neuropsichiatre infantili, 777 a 113, e delle reumatologhe, 414 verso 160”.

Anche quando si passa al mondo industriale la presenza femminile resta forte. Secondo Farmindustria il 44% del totale dei dipendenti è donna, spesso con ruoli dirigenziali importanti. E il trend è in crescita, considerato l’aumento dell’occupazione femminile del 15% nel settore dal 2016 al 2022. Per quanto riguarda il settore Ricerca&Sviluppo si registra un altro sorpasso, con le donne che rappresentano il 53% del totale.

Ma non è tutto oro quel che riluce: “secondo il Reykjavik Global Index, iniziano a manifestarsi tendenze allarmanti, tra cui il declino della percezione delle donne nei ruoli di leadership” dichiara Flavia Bustreo, già Vice-Direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha firmato la presentazione: “in molti dei Paesi oggetto di studio, sono proprio le donne ad avere opinioni pregiudizievoli sulle leader femminili”.

Inoltre, le donne si occupano della salute di 5 miliardi di persone e contribuiscono alla salute globale per circa 3 miliardi di dollari l’anno, la metà dei quali sotto forma di lavoro non retribuito”.

Il Rapporto ‘The Status of Women and Leadership in Global Health’, Women in Global Health, 2023 ha evidenziato che le donne ricoprono solo il 25% dei ruoli di leadership nel settore sanitario e un’indagine condotta nel 2020 ha rilevato che l’85% delle 115 task force nazionali Covid-19 aveva una maggioranza di partecipanti uomini.

Il grave squilibrio nell’informazione 

Il mondo dell’informazione è uno degli ambiti in cui l’assenza delle donne è evidente. Secondo l’European Journalism Observatory tra i paesi europei in cui la disparità di genere è maggiore, c’è proprio l’Italia, con il 63% degli articoli firmati da uomini. Anche la rappresentazione del genere femminile è squilibrata. Le donne sono protagoniste di notizie nel 16% dei casi ed è la narrazione privata, domestica a prevalere in questi racconti, nei quali vincono gli stereotipi e in cui vengono rappresentate come mogli e madri anche se sono al comando della Stazione Spaziale Internazionale.

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