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Obesità, chirurgia meno invasiva. Se ne parla in Puglia

obesità , medico misura a un paziente la circonferenza dello stomaco

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha definito l’obesità come uno dei principali problemi di salute pubblica mondiale. L’innovazione tecnologica ha reso la chirurgia bariatrica meno invasiva. La laparoscopia è praticata nel 98% dei casi. Nel frattempo emerge il potenziale dell’endoscopia, soprattutto per i pazienti fragili. I farmaci, la psicoterapia e la nutrizione, inserite in un follow-up personalizzato, sono necessari per mantenere i risultati raggiunti. Infatti, l’intervento da solo non basta, spiegano gli specialisti. Se ne parla in Puglia il 18 e 19 maggio, in un meeting sui temi della gestione delle complicanze, la gravidanza e la formazione dei giovani chirurghi.

Chirurgia dell’obesità, le nuove tecnologie

Oggi il 98% dei chirurghi opera in laparoscopia, mettendo da parte gli interventi più invasivi e dolorosi del passato. Inoltre cresce l’integrazione tra chirurgia ed endoscopia – oltre alla chirurgia robotica. A questo si aggiungono le nuove terapie farmacologiche che facilitano la perdita di peso e riducono le percentuali di recupero ponderale. Infine il follow-up personalizzato monitora le abitudini alimentari, l’attività fisica e include la psicoterapia.

Questa strategia aiuta a mantenere l’obiettivo e a ridurre le comorbidità (diabete, rischi cardiovascolari e persino il rischio di cancro) a patto che il paziente sia assiduo e aderente nel tempo. Infatti il solo intervento non basta

Endoscopia per i pazienti fragili

L’endoscopia può “evitare nuovi interventi in caso di recupero ponderale – spiega Antonio Braun, Delegato Regionale per la Puglia della SICOB, Direttore Dipartimento di Chirurgia Bariatrica di GVM Care & Research in Puglia. Si può per esempio “ridurre l’ampiezza di un by-pass gastrico o di una sleeve.

“In futuro, in casi selezionati, se i pazienti non potessero candidarsi alla laparoscopia per elevati rischi legati all’intervento, le procedure endoscopiche potrebbero persino sostituirla. Questo per esempio vale per i pazienti cardiopatici, per i pazienti fragili e per chi, essendo avanti negli anni, dovrebbe evitare l’intervento chirurgico. Questi pazienti un tempo non sarebbero stati operabili e avrebbero avuto una aspettativa di vita breve e aggravata da varie comorbidità. Con l’innovazione della chirurgia bariatrica, sempre più sofisticata e delicata, i pazienti non candidabili diventeranno sempre meno“.

“Anche il follow-up personalizzato deve prevedere una integrazione tra dieta, attività fisica, psicoterapia e farmacologia, ma va seguito attentamente per non riprendere peso, come conferma Giuseppe Navarra, Presidente Eletto SICOB: “E’ statisticamente provato che chi dopo l’intervento si “distrae” dal percorso terapeutico, negli anni successivi tende a riprendere peso.

La letteratura scientifica ci dice chiaramente che dopo la sleeve gastrectomy si tende a riprendere peso nel 28% dei casi (con un range che va dal 14 al 37%). Chi si sottopone ad un by-pass gastrico tende a riprenderlo nel 4% dei casi. Per questo è fondamentale continuare a farsi seguire”.

Obesità e infertilità

Per quanto riguarda l’infertilità: la maggior parte degli studi scientifici riporta una prevalenza di irregolarità del ciclo mestruale nelle donne con obesità del 30%-36%. Si traduce in una riduzione del tasso di fertilità: “I dati del Nurses’ Health Study – chiarisce il Prof. Stefano Bettocchi, presente al meeting – confermano quindi che le donne con indice di massa corporea superiore a 30 mostravano un rischio 2,7 volte più elevato di infertilità rispetto a quelle normopeso.

Tra le donne obese trattate per infertilità il tasso di gravidanza è minore rispetto a quelle normopeso. Infatti, dopo il trattamento di fecondazione il rischio di interruzione spontanea di gravidanza è molto elevato. Questo perché l’obesità influisce negativamente anche sulle procedure di fecondazione assistita e le donne con obesità hanno una probabilità 1,3 volte maggiore di abortire spontaneamente”.

La formazione dei giovani chirurghi

“Noi vogliamo rassicurare non solo i pazienti, ma anche motivare e spingere i giovani medici che affrontano oggigiorno una vera e propria crisi vocazionale – conclude il Prof. Marco Antonio Zappa, Presidente SICOB.

Se oggi il rischio di mortalità è precipitato allo 0,08 %, grazie alle nuove tecnologie si abbasserà sempre più. Anche le curve di apprendimento dei giovani chirurghi si velocizzano. Oggi – prosegue il Professor Zappa – un giovane chirurgo può partecipare attivamente a molti interventi in maniera diretta e molto più intuitiva.

Nei centri di Eccellenza ad alto flusso un giovane specializzando può partecipare anche a 10 interventi al giorno. Grazie alla interattività e all’ aiuto dei monitor, non solo lo staff chirurgico ha sempre tutto sotto controllo, ma tutti gli interventi sono registrati e puntualmente rivisti. In questo modo si apportano continui miglioramenti alle procedure, per cui i giovani chirurghi invece di impiegare 5 anni, dopo 8-10 mesi hanno già una alta formazione, cosa impensabile con la chirurgia tradizionale.

Per essere ancora più persuasivi verso i nostri giovani- conclude il Presidente Zappa – abbiamo deciso di ospitarne a Bari 160, completamente a carico nostro. In sede di Congresso metteremo a loro disposizione anche dei simulatori con i quali potranno iniziare ad esercitarsi prima di entrare in una vera sala operatoria”.

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