Costruire meno per vivere meglio. È l’invito lanciato da Maria Grazia Petronio, responsabile del settore Ambiente e Salute per l’Asl Toscana Centro, durante un convegno sulla relazione fra ambiente e salute, in particolare nelle città, i cui atti sono reperibili sul sito del progetto di monitoraggio Mapec.
Un approccio interdisciplinare il suo, che affronta il nesso fra la prevenzione e la programmazione urbanistica. A partire dai dati attuali, impietosi: ogni giorno scompaiono sotto il cemento 100 ettari. Lo sviluppo urbano influisce sull’aumento di calore dei territori, e a sua volta contribuisce all’aumento dell’aridità complessiva. Un fenomeno che ha ripercussioni anche sull’approvvigionamento idrico, tanto che in Toscana quasi il 90% delle fonti idriche – secondo l’Arpat – è progressivamente sceso in categoria A3. Significa che le acque di queste fonti richiedono un trattamento fisico e chimico spinto, devono essere affinate e disinfettate.
E se fuori dalle città le campagne non se la passano bene, anche negli ambienti urbani le minacce alla salute sono di vario tipo. Vanno dal sovraccarico edilizio, all’affollamento, ai pochi spazi verdi fruibili. A questi fattori si aggiunge la mortificazione del senso di identità dei luoghi, il rumore, l’inquinamento atmosferico, luminoso e visivo.
Good urban planning
Ecco quindi che il concetto di salute deve passare da “un’azione regolatoria e una pianificazione strategica dell’ambiente urbano”. Le città possono tornare a essere ambienti meno ostili per la salute quindi, a patto che le si “disegni” bene. Per favorire un equo accesso al cibo sano, ad esempio, occorre ridurre la presenza di fast food vicino alle scuole, incoraggiare il commercio e la coltivazione tramite orti di comunità, garantire una produzione locale. “Lo sviluppo urbano diventa così una forma di prevenzione primaria che promuove comportamenti sani”, come la mobilità sostenibile, o il sostentamento energetico da fonti rinnovabili. La prospettiva è che nelle città costruite meglio ci si ammali di meno, da qui un “nuovo approccio alla pianificazione della salute urbana”.
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