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Infarto miocardico: è possibile rigenerare il cuore grazie alla terapia genica

Danni cardiaci da infarto? Saranno riparabili. A fare questa ipotesi, suffragata dal lavoro presentato Mauro Giacca – direttore generale dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste – dal titolo “La rigenerazione miocardica dopo infarto miocardico acuto”, è Gianfranco Sinagra, direttore del Dipartimento cardiovascolare Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti” di Trieste, in occasione del congresso nazionale del gruppo di studio ‘Aterosclerosi, Trombosi e Biologia Vascolare’ tenutosi nella città giuliana.

Una terapia genica

Sinagra ha spiegato che si tratta di innovazioni di altissimo profilo rese possibili dalla somministrazione di microRna in grado di indurre la proliferazione delle cellule adulte del cuore. Sono molecole che innescano la generazione di nuovi cardiomiociti, e consentono di ricreare il tessuto danneggiato riparando la cicatrice che si forma normalmente. Di fatto, quindi, rendono l’infarto un trauma non più irreversibile, ma curabile, grazie a una vera e propria rigenerazione del cuore. L’impiego di acidi nucleici quali strumenti terapeutici risale alla fine degli anni ’80, quando furono utilizzati per la prima volta per la cura di malattie ereditarie, basandosi sull’idea di poter guarire una malattia causata da un difetto genetico veicolando direttamente nelle cellule l’informazione genetica corretta sotto forma di DNA. Sinagra ha sottolineato anche che l’’innovazione era stata già illustrata in passato, ma che solo in questi anni sono stati compiuti passi in avanti molto rilevanti, grazie a specifiche sperimentazioni su grandi mammiferi, e in particolare i maiali. La sperimentazione ha già prodotto risultati che sono stati dibattuti e approfonditi nei giorni scorsi a New Orleans, nell’ambito del congresso internazionale American Heart Association. Fondamentale il ruolo degli enti di ricerca del capoluogo giuliano, parte del cosiddetto “Sistema Trieste” quali l’Icgeb – quella triestina è una delle tre sedi mondiali di questo istituto, insieme a quelle di New Delhi e Cape Town – e l’Azienda sanitaria universitaria del polo di Cattinara, che hanno svolto un ruolo primario nello sviluppo di questo progetto.

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