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Trento, il 2017 sarà l’anno della partoanalgesia epidurale

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L’assessore alla salute trentino, Luca Zeni, ha annunciato che il 2017 sarà l’anno in cui l’epidurale sbarcherà in modo massiccio all’ospedale S.Chiara di Trento. Perché fino ad oggi i parti con questa tipologia di analgesia sono davvero rari. A sollevare il tema questa volta è stata un’interrogazione presentata dal consigliere di Progetto Trentino, Gianfranco Zanon, che ha ricordato che la legge provinciale è stata modificata nel 2013 con la previsione che la Provincia organizzi il servizio sanitario provinciale in modo da garantire ad ogni donna in stato di gravidanza che lo richieda il diritto a un parto fisiologico indolore, attraverso l’uso di tecniche analgesiche, in particolare modo tramite la partoanalgesia epidurale. Zanon ha sottolineato come ad oggi il parto indolore sia assicurato esclusivamente all’ospedale di Cles, in Val di Non, struttura in cui già dal 2009 si effettuano parti in analgesia, mentre all’ospedale di Trento risultano essere una rarità. Addirittura le partorienti che vogliono partorire in modo indolore vengono indirizzate dal personale sanitario verso Cles; c’è pure esce al di fuori dei confini provinciale e si dirige nel vicino Veneto.

Oggi i parti con epidurale sono sotto l’1%

L’assessore Zeni ha affermato che, nonostante al S.Chiara, negli ultimi due anni, i parti naturali con epidurale siano triplicati (da 9 nel 2014 a 28 nel 2016 su oltre 2200 parti), restano sotto l’1%. Davvero poco. Cles è l’unico ospedale dove proprio per l’anestesia epidurale era stato previsto un anestesista in più, e negli ultimi due anni i parti con anestesia sono stati 121 e 133, quasi il 30% del totale; seconda piazza per Cavalese con 37 parti senza dolore nel 2014 e 31 nel 2015. 

Non sarà comunque un compito facile. Serve infatti un anestesista che segua la partoriente per tutta la durata del parto: è stato calcolato un fabbisogno di due anestesisti in più per garantire l’anestesia dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20, e altri 3 anestesisti (per un totale di 5) per arrivare alla copertura 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Ma appare decisamente fattibile, dato che in alcune realtà nazionali i numeri sono più confortanti.

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